Cevo, croce sotto la lente dei periti

I tecnici nominati dalla Procura hanno passato l'intera giornata di giovedì esaminando i resti della statua. Nei prossimi giorni nuove valutazioni.

(red.) Che si tratti di un cedimento strutturale non vi è praticamente alcun dubbio. Ma non basta sapere ciò, servono altre informazioni. La struttura era ancorata saldamente? Il legno ha subito un usura troppo rapida? I segni dell’imminente cedimento erano visibili? Tutto ciò stanno cercando di capire Dario Bianchetti, Francesco Passi e il fotografo Giovanni Carini, i tre tecnici nominati dalla Procura di Brescia per fare chiarezza sul crollo della Croce di Job a Cevo.
Lunedì 5 maggio i tre hanno passato un’altra giornata in Valcamonica ispezionando ogni singolo elemento della croce. Con l’ausilio dell’autoscala dei vigili del fuoco di Darfo Boario, hanno fotografato e misurato le fratture nel legno, guardando da vicino le porzioni di legno lamellare fratturate, issandosi fin sopra il moncone più alto della croce.  Sono quindi passati al pezzo di Croce caduto a terra, prima la parte rotta e poi la testa del crocifisso; hanno analizzato ogni parte del legno e della statua. Si sono trattenuti a lungo nella cripta, dove si trova il basamento, e hanno prescritto di frapporre tra la cerata di protezione e la Croce dei pezzi di legno, in modo che il materiale possa  in questi giorni respirare.
Per ora però non ci sono novità. Pare chiaro che la struttura si sia sforzata sulla sinistra per poi spezzarsi e travolgere uccidendolo il 21enne Marco Gusmini.
Lunedì 
a Cevo c’erano anche i carabinieri della stazione del paese, guidati dal comandante Brunello Bacco, che continuano a tenere monitorata 24 ore su 24 l’area posta sotto sequestro. In paese non si parla d’altro e sull’argomento è tornato anche il sindaco di Cevo Silvio Citroni, anch’egli presente alle ispezioni tecniche:  «Non dovevamo puntare così tanto su una struttura che sapevamo non essere eterna, su qualcosa che il tempo avrebbe consumato».

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