Razzi, aspre critiche anche dalla maggioranza

La mozione di censura contro l'assessore provinciale alla Cultura è stata respinta. Numerose e dure però le lamentele delle stesse forze alleate.

(red.) Alla fine l’assessore provinciale  Silvia Razzi non riceve la censura, ma la seduta consiliare è di quelle accese e le critiche le piovono addosso non solo dalla minoranza. Il consiglio di mercoledì 19 marzo in Broletto ha infatti formalmente bocciato la mozione del Pd che richiedeva la censura dell’assessore leghista alla Cultura e al Turismo.
Ma facciamo un passo indietro. La seduta si apre con i consiglieri leghisti che in difesa della Razzi esibiscono cartelloni e gridano slogan. Poi una volta sedato il parapiglia tocca al Pd Roberto Cammarata esporre la mozione nei suoi particolari.
Le critiche si concentrano sulle dimissioni dalla presidenza della Fondazione Provincia di Brescia Eventi e delle motivazioni per esse addotte («le aveva giustificate con un impegno nella Fondazione del sindaco di Verona Tosi per poi smentirsi e collegarle alla sua attività per l’Expo ») e sul lavoro del Sistema Brescia per Expo («ha fatto critiche gratuite che umiliano il lavoro dei componenti della Commissione Expo in Provincia), e «la convocazione degli Stati generali provinciali del Turismo senza discuternene in commissione né in Consiglio».
La difesa della Razzi è appassionata e rivolta a rigettare quello che lei chiama “fango”.
Una difesa appassionata sì, ma (a esclusione dei colleghi di partito), solitaria. Con lei hanno toni aspri sia Emanuel Piona, capogruppo forzista, che Giampaolo Mantelli (Nuovo Centrodestra) e Giulio Arrighini (Lega Padana Lombardia) che sintetizza l’andamento della discussione in aula: «Se il regolamento prevedesse la sfiducia diretta, probabilmente lei uscirebbe da quest’aula senza essere più assessore».

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