Coop, un mondo in crisi (parziale)

Secondo i dati diffusi da Coonfcooperative, sono tantissime le imprese mutualistiche in rosso. Ma esistono anche settori in piena espansione.

(red.) Si sente spesso parlare di “cooperative rosse”, ma di rosso, in questo caso, c’è solo il buco nel bilancio. A diffondere i dati riguardo alla situazione dele cooperative italiane bresciane è il direttore di Confcooperative Federico Gorini. «Meno cooperative, più cooperazione». È vero che metà delle cooperative ha chiuso i bilanci in attivo, ma il 35% di queste realtà continua a soffrire.
I settori più in difficoltà sono ovviamente l’edilizia, colpita dura dalla crisi. Sono 26 le cooperative che hanno chiuso con un passivo di 3,2 milioni. Ma anche le erogatrici di servizi e quelle attive nel campo della solidarietà sociale non se la passano molto meglio. Eppure in questi anni il numero degli occupati, così come il fatturato, hanno continuato a crescere. Quest’apparente anomalia è legata al fatto che «per salvaguardare i posti di lavoro – spiega Gorini – le cooperative hanno eroso parte del patrimonio, ma hanno continuato a operare».
Una soluzione temporanea che deve trovare un’alternativa sul lungo periodo. O il mondo mutualistico trova nuove forme di business oppure lo spettro dei licenziamenti potrebbe essere inevitabile.
Di certo i dati fotografano una crisi che dura da anni. Se si considera la differenza tra gli utili e le perdite maturati da tutto il mondo cooperativo, si vede che nel 2009 il saldo era ancora positivo (+2 milioni), mentre due anni fa le perdite superavano i guadagni per 14,4 milioni di euro. Dati allarmanti anche quelli dei Confidi (-4,6 milioni). Alcuni consorzi avevano messo dei soldi a garanzia di prestiti concessi dalle banche, per esempio, ad attività artigiane. Una parte di queste sono fallite e gli istituti di credito hanno trattenuto la «garanzia». Le perdite, insomma, si accumulano e rappresentano una spada di Damocle sul futuro della cooperazione.
Ma ogni bicchiere mezzo vuoto, ha la sua parte piena: esistono infatti settori più felici dove le coop sono una realtà in espansione. Il settore sanitario registra un utile di 3,3 milioni, mentre quello agricolo-caseario supera il milione. Tra cooperative di raccolta del latte, realtà che lavorano per il consorzio del Grana Padano e attività legate alla viticoltura, il settore agroalimentare cresce e genera utili. E’ da qui, e dalla cooperazione fra e stesse cooperative che, secondo Federico Gorini, bisogna ripartire.

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