Stamina, i medici: «Non siamo più liberi»

Il presidente dell'Ordine dei medici ha denunciato la coeercizione a cui i camici bianchi sarebbero sottoposti nelle "cure compassionevoli".

(red.) «Un medico deve poter agire con scienza e coscienza, ma con Stamina le sentenzedei giudiciprevalgon sulla scelta autonoma del medico. E i medici che non eseguono le sentenze, incorrono nella denuncia penale e nel processo». Non usa giri di  parole Ottavio Di Stefano, presidente dell’Ordine dei medici di Brescia, nell’esprimere la condizione di coercizione a cui sono sottoposti i medici del Civile in seguito alle vicende giudiziarie sul caso Stamina.
Il presidente, incontrando la stampa lunedì 10 marzo, si è fatto interprete del disagio dell’intera categoria, spaventata dalle pressioni di giornali, tribunali e istituzioni, nei confronti delle decisioni mediche prese dal 2011 sulla questione delle cure con il metodo di Davide Vannoni. «La scelta che i medici fecero allora può essere criticabile, ma era accettabile. Quel che non si può accettare, ed è quelloche è accaduto dopo lo stop dell’Aifa nel maggio 2012, è che vi siano magistrati ad imporre ai medici le cure per i pazienti». Un incontro, quello di lunedì con i giornalisti, che vuole suonare come un appello alla libertà del medico di agire secondo i dettami della sua professione e della sua coscienza, e all’intervento in tal senso delle istituzioni.
Ancora più tagliente Gianpaolo Balestrieri, altro membro del Consiglio dell’Ordine dei medici: «Da Norimberga in poi, non ci risulta sia più accaduto che qualcuno obbligasse dei medici, pena il processo, ad effettuare dei trattamenti».
Certo però quella di Stamina è una situazione molto particolare e delicata, che mette a dura prova la stessa tenuta del codice deontologico. Secondo l’articolo 4 del documento, che stabilisce le norme che ogni medico deve affrontare nel curare un paziente, si ribadisce “l’indipendenza e la libertà di ogni medico”. Allo stesso tempo però, più sotto, l’articolo 13 vieta ai camici bianchi “l’adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici non provati scientificamente o non supportati da adeguata sperimentazione e documentazione clinico scientifica, nonché di terapie segrete”.
Un nodo gordiano difficile da sciogliere quello delle “cure compassionevoli” del metodo Stamina, che la spada della giustizia sta cercando di recidere, ma con il rischio di ledere anche la stessa fondamentale responsabilità e indipendenza del medico di fronte al paziente.

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