Non si arresta il doping degli allevamenti

Sale il numero degli indagati in merito al faldone aperto dalla Procura di Mantova. Decine gli allevatori e i grossisti bresciani coinvolti.

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(red.) L’indagine sul traffico dei farmaci veterinari sembra non aver spavento medici e allevatori corrotti.A otto mesi dal maxi blitz della forestale, la filiera dei «furbetti» degli allevamenti si è addirittura radicata. Lo svelano i nuovi sviluppi dell’inchiesta sul traffico di farmaci venduti nel mercato nero destinati a «dopare» i bovini e i suini del Nord Italia. Un’indagine condotta dalla procura di Mantova sotto l’egida del pm Antonino Condorelli, che sta esplorando un network di illegalità che coinvolge da vicino anche gli allevamenti bresciani.
Nell’ultimo mese sono state decine le denunce contro vetrinari e allevatori, e altrettanti i sequestri.  Da Calvisano a Leno passando per Fiesse, Seniga e Orzinuovi, alcuni controlli hanno riguardato anche aziende del comprensorio della Bassa Bresciana. Il materiale raccolto dagli inquirenti ha confermato che la carne gonfiata – che non presenta pericoli per la salute umana – continua a finire sulle tavole delle famiglie italiane.
Ma nonostante le indagini i fornitori illeciti continuano il loro lavoro. A confermarlo è il numero di indagati che continua a salire esponenzialmente senza che il fenomeno si argini. In totale, in tutta la Pianura Padana, sono 262 i denunciati. Fra questi, diverse decine sono bresciani. I farmaci incriminati girano sottotraccia. Nessuna registrazione, così gli animali, malati e sani, vengono dopati e gonfiati come palloni, aggirando i controlli sanitari. Tutto nascosto grazie ad accordi tra grossisti, liberi professionisti e allevatori compiacenti, ricettatori di medicinali rubati, farmacisti e commercianti non abilitati alla vendita.
Una rete con probabili ramificazioni anche all’estero. Tra gli indagati ci sono 23 grossisti di farmaci, 10 allevatori, 12 responsabili di attività commerciali zootecniche, 2 farmacisti, 12 veterinari liberi professionisti (non dell’Asl), 6 privati che facevano da tramite tra domanda e offerta. Anche allora ci furono perquisizioni nel Bresciano. I farmaci venivano somministrati sia agli animali malati, per curarli e spedirli agli allevatori finali, sia a quelli sani per accrescere la massa muscolare. Ora l’inchiesta è passata alla fase due, aprendo nuovi scenari investigativi. Aspettando di capire dove l’indagine porterà e quando sarà destinata ad arrestarsi.

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