Nitrati, primi dati positivi per Brescia

Secondo le anticipazioni dello studio commissionato dalla Regione, ci sarebbe un alleggerimento del 30-40%. Fava: "Normativa da rivedere".

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(red.) La nuova mappa dei nitrati in Lombardia è ancora da completare, ma i primi risultati sarebbero soddisfacenti.
I nuovi dati scientifici, voluti dall’assessore all’Agricoltura della Lombardia Gianni Fava, potrebbero portare a un alleggerimento delle zone vulnerabili ai nitrati anche del 30-40%.  A beneficiarne, secondo la nuova mappa anticipata dal professore Marco Masetti, associato di Geologia applicata presso il Dipartimento di Scienze della terra dell’Università degli Studi di Milano, sarebbero, in modo particolare, tutta la provincia di Mantova, parte del Cremonese e del Bresciano, nell’area di pianura.
Proprio l’assessore Fava – che ha aperto nel pomeriggio di giovedì 13 febbraio  il primo workshop sullo ‘Stato di avanzamento dei lavori per la revisione delle zone vulnerabili’, al quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni agricole, degli Assessorati all’Agricoltura e all’Ambiente, dell’Ersaf, dell’Arpa e dell’Università degli Studi di Milano – ha sottolineato l’esigenza di «rivedere le aree vulnerabili ai nitrati, per tutelare la zootecnia e l’agricoltura. Non possiamo applicare una norma europea che risale a oltre 20 anni fa, senza minimamente aggiornarla e senza individuare quali sono i soggetti responsabili dell’inquinamento da azoto. Ma, se questa è la posizione politica della Lombardia nei confronti di una normativa iniqua verso il mondo agricolo, per poterla contrastare servono dati tecnico-scientifici. Da qui l’esigenza della Regione di commissionare uno studio all’Università di Milano, per rivedere una legislazione che, per come è stata pensata, è impossibile da applicare».
Rivedere le zone vulnerabili ai nitrati e individuare una nuova mappa sui territori di pianura della Lombardia permetterebbe di mettere in sicurezza un settore che conta oltre 17.000 allevamenti, con 1,5 milioni di bovini e 4,5 milioni di suini, all’interno di un sistema agroalimentare che in Lombardia garantisce 71.000 posti di lavoro. «E’ presto per lasciarsi andare a trionfalismi», ha detto il professor Masetti, «ma, nonostante un uso agricolo del terreno abbastanza intenso, le aree, in particolare in provincia di Mantova, non risultano vulnerabili, per il fatto che si trovano in un contesto idrogeologico che favorisce la protezione degli acquiferi, ma anche perchè le pratiche agricole hanno raggiunto un livello di utilizzo dei fertilizzanti che è in equilibrio con le esigenze dell’ambiente. Per gli stessi motivi, esce dai parametri vincolanti anche parte della provincia di Cremona e risulta in diminuzione anche la parte di pianura della provincia di Brescia».

 

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