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Smaltimento illecito, la paura dei cittadini

Secondo le indagini che hanno coinvolto i vertici dell'Arpa sarebbero 30 mila le tonnellate di scorie pericolose sepolte tra Rovato e Montichiari.

(red.) Nel suo bestseller Gomorra Roberto Saviano descriveva magistralmente il sistema camorristico di gestione dei rifiuti:  appaltare lo smaltimento delle scorie a ditte che a prezzi stracciati nascondevano l’immondizia in cave illegali improvvisate. Peccato che però ciò non succedesse solo nei dintorni di Napoli.
Stando alle carte dell’inchiesta «No smoke» che ha travolto i vertici dell’Arpa, oltre trenta delle 280 mila tonnellate di «veleni» del polo industriale dismesso Sisas di Pioltello sono state tumulate senza precauzioni nella Bassa e in Franciacorta. Al di là dei risvolti giudiziari del presunto giro di «mazzette», sullo sfondo si staglia una serie di emergenze ecologiche che toccano territori già alle prese con problematiche ambientali strutturali.
I paesi del Bresciano più colpiti sarebbero Rovato e Montichiari, già principali sedi delle discariche autorizzate. 10 mila 399 tonnellate di fuliggine – si legge nelle sei ordinanze di custodia cautelare – sono state illecitamente conferite alla Systema Ambiente di Montichiari, impianto che gravita nella holding dei rifiuti di Manlio Cerroni, finito ai domiciliari per un’inchiesta su una presunta truffa orchestrata attorno alla mega discarica romana di Malagrotta. Il vicesindaco Gianantonio Rosa preferisce non sbilanciarsi: «Aspettiamo l’evoluzione delle indagini prima di trarre conclusioni» afferma laconicamente. Allarme anche a Rovato, dove secondo quanto emerso dall’inchiesta nell’ex cava Rovedil sarebbero state conferite illecitamente 615 tonnellate di nerofumo (polvere di combustione) contenente il benzopirene, sostanza potenzialmente cancerogena. «Abbiamo già interpellato Linea Ambiente che all’epoca gestiva la discarica, chiedendo verifiche e rassicurazioni in merito ai conferimenti del 2010, quelli finiti al centro dell’inchiesta», spiega il sindaco Roberta Martinelli.
Al centro delle indagini sono finiti anche gli impianti di smaltimento di Calcinato, Pioltello e Maclodio. Per  ora cittadini e istituzioni non possono fare altro che stare con il fiato sospeso (letteralmente) e aspettare ulteriori chiarimenti delle indagini, pregando che le conseguenze sulla salute e sull’ambiente siano contenute.

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