«Meno rifiuti nell’inceneritore»

Lo hanno chiesto gli ambientalisti, presenti alla manifestazione di lunedì mattina, ai dirigenti di A2A e agli amministratori comunali e regionali.

(red.) Volevano farsi ascoltare dalla città e rinnovare l’attenzione pubblica sull’inceneritore: ci sono riusciti. Anzi, oltre ai cittadini, gli ambientalisti bresciani appartenenti a diverse associazioni si erano ritrovati lunedì 20 gennaio davanti alla sede di A2A in via Lamormora per protestare contro la gestione dell’inceneritore cittadino, sono riusciti a portare le proprie ragioni fin dentro il palazzo.
Una delegazione, infatti, è stata accolta alla fine della manifestazione, dai dirigenti della multiutility. A loro gli ambientalisti hanno sottoposto una lista di richieste che riguardano il trattamento dei rifiuti. In sostanza Marino Ruzzenenti, Carmine Trecroci, Imma Lascialfari e Bendinelli non hanno fatto altro che anticipare le richieste che sottoporranno anche alla Conferenza dei servizi per il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale dell’impianto, prevista per mercoledì 22 gennaio.
Come primo intervento chiedono una drastica riduzione dei rifiuti trattati. «L’inceneritore entrò in funzione nel 1998 – ricorda lo storico Marino Ruzzenenti, già in prima fila nella questione della Caffaro-. Era progettato per bruciare 266mila tonnellate di rifiuti secchi e non riciclabili. È diventato un mostro da 800 mila tonnellate che sputa 350 tonnellate annue di ossidi di azoto e con un sistema di abbattimento fumi meno efficace di quello di altre città: il nostro emette 70 milligrammi al metro cubo di Pm10, il Silla 2 di Milano 40 milligrammi». La capacità, secondo Carmine Trecroci di Legambiente, è doppia rispetto al fabbisogno di rifiuti solidi urbani del territorio provinciale. «Non si può tollerare una situazione come quella degli ultimi due anni, nella quale è stata incenerita la stessa quantità di rifiuti speciali e urbani», aggiunge. Ecco perché la procedura Aia, secondo gli ambientalisti, deve porre alcuni paletti.
In concreto i comitati che sostengono la tutela dell’ambiente propongono la diminuzione del carico di rifiuti bruciati nell’impianto da 800 mila tonnellate a 500 mila (350 mila rifiuti normali, 150 mila speciali). Altra richiesta è la diffusione di dati certi sulle sostanze inquinanti e nocive presenti nell’ambiente intorno all’impianto, e sull’eventuale contaminazione della catena alimentare.
Gli attivisti si rivolgono innanzitutto agli amministratori della cosa pubblica: «A2A è un’azienda privata – dice Trecroci di Legambiente -, ma se la giunta regionale volesse lanciare un segnale ai bresciani sull’attenzione alla loro salute, sarebbe il momento giusto». «Ridurre la capacità dell’impianto bresciano – gli fa eco Imma Lascialfari – è una scelta politica, anche l’assessore Terzi nel nostro incontro ci ha spiegato che gli inceneritori sono in esubero».

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