Nasce il coordinamento degli ambientalisti

Rifiuti: comitati e associazioni hanno unito le forze in vista della partita che si giocherà in futuro, in cui la Loggia dovrà scegliere tra porta a porta e cassonetti a calotta.

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(red.) Associazioni e comitati ambientalisti fanno fronte comune per affrontare il tema dei rifiuti a Brescia.
E’ nato martedì 14 gennaio un nuovo coordinamento che vede l’adesione iniziale di: Comitato Rifiuti Zero, ISDE, CODISA, Gruppo Decrescita Felice, La Collina dei Castagni Castenedolo, Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardi, Comitato per la salute la rinascita e la salvaguardia del centro storico, Legambiente Brescia. Obiettivo è lavorare tutti assieme per una causa comune, che vedrà Brescia impegnata in una partita decisiva  nei prossimi mesi sulla gestione dei rifiuti, con la Loggia impegnata a scegliere tra calotta e porta a porta. «Crediamo che riflettere e discutere sul tema della gestione e dello smaltimento dei rifiuti sia cruciale in questi giorni e nei prossimi mesi, in cui l’amministrazione si troverà a dover prendere scelte decisive che avranno ricadute importanti sui prossimi decenni. L’inderogabile scelta sul sistema di gestione dei rifiuti si avvicina e il mondo ambientalista bresciano è unanimemente d’accordo nell’indicare nella raccolta porta a porta la strada più sostenibile. Nel nostro primo incontro infatti non c’è nemmeno stato bisogno di chiederci chi fra noi fosse favorevole al sistema domiciliare porta a porta e chi al sistema dei cassonetti a calotta».
Il mondo ambientalista bresciano, come è noto, appoggia la scelta del porta a porta, per incrementare la raccolta differenziata in una città che oggi ha diversi primati negativi in termini di rifiuti: una produzione pro-capite fra le più elevate d’Italia (1,83 kg/ab/giorno), e una raccolta differenziata ormai scarsa (meno del 39% nel 2012) a causa del sorpassato sistema a cassonetti. La normativa nazionale e dell’UE impone un’inversione urgente di queste tendenze e chiede che si programmi una strategia di lungo periodo di riduzione dei rifiuti. Meno rifiuti indifferenziati significa meno emissioni, meno discariche, minor consumo di energia, minor consumo delle materie prime che sono sempre più scarseggianti e meno costi per le tasche dei cittadini.
Il coordinamento crede che da subito Brescia possa: ridurre la quantità di rifiuti pro capite; raggiungere una percentuale di raccolta differenziata almeno in linea con gli obiettivi comunitari (65%) e tendenzialmente superiore; ottenere un livello più elevato di recupero di materie prime seconde dalla raccolta differenziata. «Da anni in provincia di Brescia molti comuni hanno raggiunto elevati livelli di raccolta differenziata, grazie all’abbandono del classico cassonetto e al passaggio alla raccolta porta a porta. Quest’ultima dà risultati superiori in termini di materia recuperata ed è l’unico sistema in grado di assicurare un significativo abbassamento del quantitativo di rifiuti prodotto pro capite. Nonostante queste evidenze, A2A spinge per l’adozione a Brescia del sistema con cassonetto a calotta. Si tratta di un sistema poco diffuso e scarsamente adottato dai comuni italiani, oltre che inesistente in quelli esteri. Non viene preso in considerazione come modello di efficacia nemmeno dal piano regionale di gestione dei rifiuti del 2014, che lo liquida come sistema che non dà ‘rassicurazioni evidenti sul mantenimento della qualità nella raccolta delle frazioni differenziate’. Oggi il costo degli alti quantitativi di rifiuto indifferenziato ricade indistintamente su tutti i cittadini. A rimetterci sono i cittadini più virtuosi, quelli che producono meno rifiuti e li differenziano di più, che con il sistema di oggi pagano tanto quanto i cittadini poco attenti all’ambiente. Questa ingiustizia deve finire. Chiediamo che venga introdotta la tariffazione puntuale, secondo cui si paga proporzionalmente al rifiuto indifferenziato prodotto. La problematica della raccolta differenziata deve poi essere mantenuta separata da quella della produzione di energia. Il fabbisogno energetico della città deve essere ridotto tramite una capillare opera di efficientamento energetico, sia per gli usi termici che per quelli elettrici. La quota restante potrà poi essere soddisfatta con l’utilizzo di caldaie ad alta efficienza, pompe di calore ed impiego di fonti di energia rinnovabili. Il termoutilizzatore bresciano dispone di una capacità di incenerimento eccedente il fabbisogno e non vi è dubbio che, anche prescindendo dalla raccolta differenziata che si spera verrà avviata al più presto in maniera spinta, avremo un vistoso eccesso di capacità impiantistica per l’incenerimento».
Per riuscire a sfruttare meglio la potenzialità impiantistica, sempre meno soddisfatta dall’approvvigionamento locale e regionale di rifiuti urbani, il gestore ha individuato una soluzione al problema nell’allargamento dell’ingresso di rifiuti speciali provenienti da filiere industriali o commerciali: più del 50% dei rifiuti inceneriti nell’impianto Aprica, dedicato a rifiuti urbani, non sono rifiuti urbani, bensì speciali, sottratti a vincoli di programmazione e di prossimità. E circa il 40% dei rifiuti bruciati a Brescia viene da fuori provincia. Il Coordinamento ritiene che il conferimento dei rifiuti urbani all’inceneritore debba rimanere strettamente ancorato al bacino provinciale di produzione e che la progressiva diminuzione di rifiuti prodotti debba avere come conseguenza il depotenziamento graduale del TU, partendo dallo spegnimento di una delle tre linee.

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