Brescia, 304 nuove domande di mobilità

Tante sono state le richieste inoltrate alla Regione. Altre 80 domande saranno inserite nel mese di febbraio. Cgil: "Usare tutto gli ammortizzatori sociali".

(red.)304 nuove domande inviate dalla Commissione mobilità della provincia di Brescia alla Regione, per la messa in mobilità di lavoratrici e lavoratori licenziati nel territorio bresciano.
Altre 80 domande circa già richieste saranno inserite nel mese di febbraio in quanto gli uffici non sono riusciti a completare l’iter burocratico necessario, visto il numero di domande. I dati della messa in mobilità legge 223 del mese di gennaio sono dati che preoccupano per la tenuta economica del nostro territorio che non vede attenuarsi la continua emorragia di perdita di posti di lavoro che coinvolge tutti i settori produttivi ( commercio servizi edilizia industria). Inoltre nel mese di gennaio ci sono molte piccole aziende che non usufruiscono della Legge 223 che hanno richiesto incontri sindacali per affrontare il tema esuberi.
La situazione occupazionale della nostra provincia è ancora molto in sofferenza e sono centinaia al mese i lavoratori e lavoratrici che stanno perdendo il posto di lavoro. Per la Cgil di BRescia, vanno utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali indispensabili per impedire i licenziamenti, cassa integrazione ordinaria e straordinaria, cassa in deroga ( ricordiamo che si è raggiunto l’accordo regionale per prorogarla fino al 31 marzo 2014) contratti di solidarietà difensivi previsti dalla normativa che coprono il 70% della retribuzione dei lavoratori e delle lavoratrici , sostenuti anche dalla delibera regionale che ha spostato fondi europei per favorire l’allargamento dello strumento anche ad aziende che non potrebbero usufruirne e per dare un sostegno economico aggiuntivo a quanto previsto dalla normativa.
Il sindacato ritiene inoltre indispensabile aprire un confronto serio sul tema della redistribuzione dell’orario di lavoro attraverso l’utilizzo di contratti di solidarietà estensivi che attivino nuova occupazione,riducano l’orario di lavoro senza perdita di salario a coloro che sono occupati,favoriscano la formazione continua di tutti i lavoratori nelle aziende. Una proposta, questa, che è stata avanzata anche alla Regione Lombardia che sta discutendo dove collocare i Fondi Strutturali Europei per gli anni 2014-2020. «Siamo convinti che è una strada necessaria e perseguibile che va intrapresa nell’immediato», conclude la Cgil.

 

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