Gli amici di Emanuele: «Era disperato»

Interrogati per ore i conoscenti del 16enne che si è tolto la vita gettandosi nel Chiese. Al vaglio anche un filmato che lo ritrae mentre si lancia all'improvviso.

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(red.) Ormai sembra chiaro: si è trattato di un gesto estremo. Lo dicono le testimonianze degli amici, che sono stati interrogati a lungo nella giornata di domenica dai carabinieri, e che hanno riferito di averlo visto sconvolto in quelle ultime ore. Lo dice un filmato, ripreso dalle telecamere circostanti, che lo inquadra mentre d’improvviso prende la rincorsa e si lancia nel fiume.
Erano le 3 di notte di sabato 23 novembre ed Emanuele Ghidini stava tornando a casa dopo una festa a casa di amici. Ad accompagnarlo due amichetti. Entrato nel giardino di casa sua, una bella villa signorile in centro al paese, il ragazzo avrebbe chiesto di sedersi un attimo sul gazebo. «No, no, sto male! Non ce la faccio più!», queste le ultime parole udite dagli amici che tentavano di rincuorarlo. Poi il giovane si è alzato, ha fatto qualche passo e si è messo a correre: una breve e tragica rincorsa finita nel fiume Chiese, oltre le sbarre di una ringhiera.
Ore e ore di ricerche (all’opera i Vigili del Fuoco di Salò e Brescia, oltre a una squadra di sommozzatori da Milano) hanno portato alla luce il corpo del giovane, ma non hanno fatto chiarezza sulle motivazioni alla base di un’azione così drammatica. Motivazioni intime che forse, nemmeno Emanuele, con il groviglio emotivo della sua tenera età, ha saputo decifrare.

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