La Repubblica: «Brescia è una Taranto silenziosa»

Il settimanale del quotidiano diretto da Eugenio Scalfari nell'ultimo numero dedica 5 pagine al "Caso Caffaro". Interviste a Marino Ruzzenenti e agli ex dipendenti.

(red.) Brescia si conquista ancora una volta le prime pagine dei quotidiani nazionali. Il servizio appare su Il Venerdì di Repubblica. Ma c’è poco di cui andare orgogliosi.
Il settimanale del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, nel numero uscito in edicola venerdì 11 ottobre, dedica ben 5 lunghe pagine al “Caso Caffaro”. «Brescia città aperta ai veleni», titola il servizio firmato da Paola Zanuttini. Il nocciolo della questione è ovviamente il Pcb e la grave situazione di contaminazione delle falde e del verde nei dintorni della fabbrica. Brescia viene tristemente paragonata a Taranto, con la sola differenza di essere più silenziosa, meno circondata dal clamore mediatico. Ma il paragone è anche con Seveso, che nel 1976 aveva vissuto momenti drammatici, quando una nube di diossina era uscita dallo stabilimento Icmesa e aveva contagiato l’area circostante nel raggio di decine di chilometri.
Nel servizio si ricostruiscono gli ultimi 50 anni di attività della Caffaro, ripercorrendo tutte le tappe dell’azienda: dalla nascita nel 1906 fino all’acquisto da parte dei «furbetti Gnutti & Company». Ovviamente la giornalista non poteva tacere i casi di tumori e intossicazione da Pcb, che occupano ampie colonne dell’inchiesta. Per approfondire la questione ha intervistato persino un ex dipendente dell’azienda, Bruno Campovecchi, operaio della Caffaro dal 1967 al 1997. «Il pavimento degli stabilimenti era in terra battuta e assorbiva tutto come una spugna – dichiara il lavoratore in pensione -. Prima delle lotte per la salute in fabbrica si lavorava come schiavi. Per tutto il turno respiravamo tenendo un tubo lungo con un filtro in fondo. Poi il boccaglio lo abbiamo messo alla fabbrica».
La prima bomba mediatica sul caso era scoppiata, del resto,  proprio grazie a un reportage de La Repubblica, nel lontano 2001. Pretesto il libro inchiesta dell’ambientalista bresciano Marino Ruzzenenti “Un secolo di cloro… e PCB, Storia della industrie Caffaro a Brescia”. Di qui un’inchiesta che fece scalpore, ma non abbastanza per convincere i politici locali ad occuparsene seriamente. Un riferimento viene fatto anche a proposito del sindaco Emilio Del Bono, che secondo la Zanuttini «sembra animato dalle migliori intenzioni».
Dal 14 al 15 ottobre intanto la questione Caffaro tornerà a Brescia,  con il comitato di saggi e il ministro dell’Ambiente. Ma ci tornerà, stavolta, con la consapevolezza di essere un problema nazionale.

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