Via Brocchi, «ordinanza contro ripresa attività»

La chiede al sindaco di Brescia il Comitato spontaneo contro le nocività dopo il dissequestro disposto dalla procura della discarica di amianto della Profacta.

(red.) E’ notizia di questi giorni il dissequestro della discarica di amianto Profacta di via Brocchi a Brescia.
L’ordinanza della procura si fonda sulla «non necessità di mantenere il sequestro per finalità probatorie». L’azienda, dal canto suo spiega che sono in corso valutazioni, di concerto con gli organi competenti, per valutare come procedere in merito alle problematiche sollevate dalla magistratura e che avevano portato al provvedimento di sequestro.
«Siamo esterrefatti nel constatare come, nonostante le gravi irregolarità riscontrate nel corso delle indagini ed elencate una per una nella relazione redatta dal perito nominato dalla Procura della Repubblica, sia consentita la ripresa del conferimento in discarica ed i sopraccitati “Organi Competenti” ancora siano disposti a confermare l’autorizzazione rilasciata alla ditta Profacta». Lo scrive il Comitato spontaneo contro le nocività di Brescia.
«Tutto ciò malgrado l’imprenditore abbia più volte dimostrato di operare nel disprezzo più totale di tutte le norme e dei possibili controlli da parte degli enti preposti, arrivando addirittura ad accettare in discarica pacchi di amianto non controllati e confezionati in maniera irregolare benché fosse quotidianamente presente un presidio di persone impegnate, alla luce del sole e chiaramente visibili da chiunque, a controllare il corretto conferimento dei materiali». «Faustini- affermano i rappresentanti del Comitato- ha dimostrato di non voler rispettare le regole già in fase di presentazione dei progetti finalizzati all’ottenimento dell’autorizzazione, dichiarando distanze dal centro abitato e dalla falda diverse da quelle reali, e così ha proseguito in fase di conferimento ignorando sistematicamente le procedure previste dal Piano di gestione Operativa contenuto nell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr.)».
Il Comitato spontaneo contro le nocività elenca poi una serie di «irregolarità» di cui è a conoscenza, a partire dalle «distanze dal centro abitato non rispettate sin dall’avvio della procedura per la richiesta dell’autorizzazione», ma anche «i dati non corretti sulla distanza del fondo discarica dalla falda sottostante; l’approntamento di una torretta di osservazione solo dopo le nostre reiterate richieste, nonostante fosse prevista dall’autorizzazione rilasciata; la pericolosità evidente di tale torretta il cui scopo sembrava quello di provocare un infortunio a chi ne avesse usufruito; la realizzazione di una fascia di mitigazione che anziché essere composta da alberi ad alto fusto è composta da un centinaio di piantine striminzite di cui il 30% circa è già morto stecchito; l’approntamento di una discarica con un evidente difetto strutturale dello strato drenante del fondo vasca manifestatosi con la formazione di estese macchie d’acqua persistenti; l’utilizzo per l’ingresso dei camion in arrivo di un percorso diverso da quello previsto dall’autorizzazione rilasciata; l’accettazione di pacchi confezionati con polietilene non trasparente che impedivano di fatto l’ispezione visiva del contenuto; l’accettazione di pacchi il cui contenuto era trattato con incapsulamento solo su una superficie;  l’accettazione di pacchi dove risultava imbrattato di vernice incapsulante l’imballaggio mentre l’amianto risultava trattato solo sui bordi; l’accettazione di pacchi contenenti materiale molto frantumato e anche l’accettazione di pacchi di amianto lacerati o rotti».
Pe ril Comitato «è evidente che Profacta non ha vigilato e controllato i pallets in ingresso accettando indiscriminatamente tutti i carichi pervenuti benché più del 30% di questi presentasse gravi anomalie; e dopo tutto questo gli organi competenti (Regione Lombardia) sono ancora lì a trattare con l’imprenditore: basta che prometta d’ora in poi di comportarsi bene e di adeguare la discarica, nonostante il perito della magistratura dichiari che la stessa “non può essere messa in esercizio”».
«Lo stesso imprenditore ammette implicitamente l’irregolarità dell’impianto, quando dichiara che ridurrà la dimensione della discarica per aumentare la distanza dalle abitazioni- attacca il Comitato spontaneo contro le nocività- infatti, lo ricordiamo per l’ennesima volta, questa discarica è stata messa in attività in base ad un’autorizzazione regionale che non avrebbe mai potuto essere rilasciata, perché l’impianto è collocato in un centro abitato e non rispetta le distanza minima stabilita dalle abitazioni».
Secondo il Comitato «è necessario che il sindaco, in qualità di responsabile della salute pubblica, intervenga drasticamente con una specifica ordinanza impedendo la ripresa dell’attività della discarica, che verifichi i nominativi delle aziende coinvolte nel conferimento di pacchi di amianto non conformi e revochi eventuali appalti loro conferiti».
L’appello viene poi rivolto anche «ai comitati, alle associazioni ed in genere ai cittadini che come noi si sono stupiti e indignati per il dissequestro della discarica, di non rimanere zitti, ma di aggiungere la loro voce alla nostra, chiedendo tutti insieme il decisivo intervento del Sindaco e la revoca da parte della Regione Lombardia dell’autorizzazione rilasciata a Profacta».

 

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