Brescia, dietro l’Eib una città-discarica

(red.)  Più che una zona industriale sembra una discarica a cielo aperto o un set (malmesso) di un western d’annata, in cui si deve girare una scena di un paese fantasma.
Più o meno così appare agli occhi dei curiosi la cittadella che sorge alle spalle dell’Eib, nella zona sud-ovest di Brescia. E va bene che qui nessun turista passeggia in cerca delle grazie architettoniche della città, però a tutto c’è un limite. Facendo un breve tour tra via Brixia Zust, via Castagna, via Perotti, si scoprono marciapiedi coperti da erbacce folte e alte più di un metro, cartelli stradali divelti o illeggibili, “panettoni” abbandonati a casaccio, asfalto dissestato e buche profonde una spanna (proprio di fronte agli uffici della Motorizzazione Civile).
La responsabilità non è solo del Comune, ma anche delle ditte (e dei cittadini): le aree di fronte ai prefabbricati sono quasi sempre di proprietà delle aziende e delle aziende è la responsabilità della manutenzione.
Va bene la crisi e le risorse da ottimizzare, ma si tratta di operazioni che costerebbero solo poche giornate di lavoro. E non si può sempre scaricare qualunquisticamente l’onere sulla pubblica amministrazione come siamo troppo spesso soliti fare. Non sono degli assessori o dei consiglieri le poltrone abbandonate ai bordi della strade, le bottiglie, le cartacce, addirittura i water. Siamo la terza città industriale d’Italia, ma a giudicare dal principale sito produttivo cittadino, sembrerebbe più un sobborgo disastrato di Lagos.