Brescia, sul “caso Gallo” indaga la Digos

Dopo l'addio del vice tecnico alla panchina delle rondinelle per contrasti con la tifoseria, la questura vuole appurare se ci siano state eventuali minacce o pressioni.

(red.) “Cacciato “dagli ultras delle rondinelle, il designato vice di Marco Giampaolo, Fabio Gallo, ha preferito lasciare la panchina anzitempo, per non creare, come ha spiegato, problemi sia alla società del Brescia calcio sia alla sua famiglia.
A “pesare” sul curriculum dell’ex centrocampista l’avere indossato, quasi quattro lustri fa, la maglia dell’Atalanta. Una sorta di “tradimento” per i tifosi biancoblù che non hanno tollerato la presenza di Gallo come numero due nello spogliatoio.
Ora però la vicenda, che avrebbe potuto rimanere confinata nei perimetri del mondo calcistico come uno spiacevole e incomprensibile episodio di “cattiva sportività”, approda anche sul tavolo della Questura di Brescia, che sulla vicenda vuole fare chiarezza. Gallo è stato ascoltato venerdì 12 luglio dalla Digos e ha spiegato le ragioni della suo abbandono. Ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro: è stato minacciato o ha subito intimidazioni tali da obbligarlo a fare il “gran rifiuto”?.
Gallo ha precisato le varie tappe che hanno portato al suo ingaggio “lampo” nel Brescia, poi ha spiegato di avere assunto la scelta di lasciare, dopo i contrasti con la tifoseria e anche un incontro “chiarificatore” con gli ultras, in “piena autonomia”, senza subire minacce o altre pressioni di sorta. Ascoltato anche il direttore sportivo del Brescia, Pierfrancesco Visci.
Non sarebbero stati individuati rilievi penali nella vicenda, né è stato aperto un fascicolo, ma la polizia prosegue gli accertamenti.

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