Pdl, “in città capolista Vilardi e Maione”

Per la Loggia il partito del sindaco Adriano Paroli presenterà una lista con un mix tra consiglieri comunali uscenti e persone provenienti dalla società civile.

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(p.f.) Parte da sabato 20 aprile la campagna “Una firma per il Pdl”, per raccogliere le firme in vista della presentazione delle liste del 26 e 27 aprile. “Abbiamo deciso”, ha spiegato la portavoce Mariachiara Fornasari, “di raccoglierle in città e scendere tra la gente, che così potrà farci tutte le domande e sciogliere dubbi”.
I gazebo saranno organizzati dalle 9  alle 12 e dalle 15 alle 18 in diversi punti di Brescia: piazza Mercato, piazza , X giornate, via Salvo d’Acquisto, via Crocefissa, Via San Faustino, Corso Garibaldi. Momento clou della campagna elettorale sarà, poi, l’arrivo di Berlusconi a Brescia, confermato per l’11 maggio. La lista dei candidati, invece, sarà pronta sabato 20. Nella riunione del direttivo provinciale, che si è svolta giovedì sera, è stato approvato il simbolo con cui competiamo alle comunali e una lista di 40 candidati, che deve però scendere a 32. Capolista confermati saranno Paola Vilardi e Giorgio Maione, insieme a Margherita Peroni che non ha ancora sciolto la riserva.
Seguiranno i consiglieri comunali che hanno deciso di ricandidarsi, i presidenti di circoscrizione Mattia Margaroli e Marco Rossi. “Sarebbe sgradevole”, ha spiegato Stefano Saglia, “fare dei nomi, ora, che poi non saranno contenuti nella lista definitiva. Si tratta di un mix di persone che hanno fatto già un’esperienza politica e amministrativa e gente della società civile. La precedenza, però, va a chi ha già dimostrato di aver svolto un buon lavoro nell’amministrazione. Ho cercato di mantenere questi riti dei partiti, che non credo siano fuori moda: non credo negli slogan di certi movimenti che pensano di rendere i candidati tutti uguali e poi non li mettono in condizione di esercitare il loro voto, come sta accadendo in casa Grillo, dove i candidati sono trattati come gregge di pecore che devono rispettare gli ordini del capo”.
Come partito politico, Saglia rivendica una diversità dalle civiche. “E’ bene che ci siano, ma se sono civiche, che restino tali e contino sulle proprie forze e non sugli escamotage più o meno chiari”. Il riferimento è alla civica guidata da Nini Ferrari, che ha un simbolo praticamente uguale a quello del Pdl. “Non voglio alimentare le polemiche”, aggiunge Saglia, “gli amici della civica con cui lavoriamo con grande simpatia, comprenderanno che rischiano di fare una brutta figura se passano per quelli che vogliono avere un escamotage grafico per recuperare qualche voto. Loro stessi sono preoccupati di questo qui pro quo, e troveranno il modo di rimediare”.
Un incidente grafico che potrebbe però diventare anche politico. Lo stesso Saglia fa capire infatti che il Pdl potrebbe non firmare l’apparentamento con la civica al momento della presentazione delle liste. Per quanto riguarda i contenuti, Saglia risponde ai commercianti che proprio giovedì 18 avevano esposto il loro decalogo di richieste alla prossima amministrazione. “Il nostro stimolo alle associazioni dei commercianti è stato continuo. E’ innegabile che oggi il centro sia più bello di 5 anni fa. C’è ancora molto da fare ma il comune da solo non può fare nulla”.
Saglia ha poi condannato chi ha cavalcato la vicenda Caffaro, puntando il dito in primis contro l’avversario Emilio Del Bono. “Penso che sia accecato dal desiderio di diventare sindaco e pur di diventarlo sia disposto a trascinare la città in contesa populistica. Arrivare ad alimentare il dubbio che ci possa essere un rischio per le mamme che allattano al seno, dovrebbe indurci a fermarci tutti e capire cosa non sta funzionando nel dibattito politico. Pensare di attribuire all’amministrazione comunale questa responsabilità che ha radici lontane e su cui ci sono autorità sanitarie che hanno espresso la loro indiscutibile opinione, è un imbarbarimento del dibattito politico”.
Saglia esprime un giudizio negativo anche sulla trasmissione di Rai 3. “E’ da sciacalli, è totalmente infondata,  e farà male alla città per anni. Avrebbe dovuto provocare in tutte le istituzioni, i commercianti, i cittadini, una rivolta. Si è perso il senso della comunità e della difesa della comunità. Riteniamo che Brescia debba rilanciarsi come città turistica: o c’è la consapevolezza diffusa di questo o ci troviamo con i nemici della città che vorrebbero governare e che contribuiscono a dare di Brescia un’immagine deleteria”.
Per quanto riguarda il Bigio, Saglia ha sottolineato che si è trattata di una polemica strumentalizzata. “Visto che provengo da An, posso essere ancora più di altri tacciato di simpatia culturale e ideologica. Ricordo che 15 anni fa, l’allora responsabile dell’urbanistica Moreni, che non può certo essere accusato di avere simpatie fasciste, mi spiegò che secondo lui si doveva ristrutturare piazza Vittoria con il Bigio, perché quella era la natura conformazione della piazza”. Un segno fisico dell’antifascismo di Brescia, in piazza Vittoria, ci sarebbe già. “Sulla torre dell’orologio c’era un bassorilievo di Mussolini a cavallo, che è stato tolto dopo la guerra e infatti c’è ancora un buco. L’operazione storico e politica trova già la sua fisicità e simbolismo, in quel buco che nessuno ha intenzione di riempire. Speriamo di non dover affrontare questi 40 giorni con questo tipo di strumentalizzazioni”.

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