Castel Mella, Pcb: rassicurare non basta

In centinaia hanno affollato l’auditorium “Gaber” per discutere i dati riguardanti il territorio inquinato. Incomplete o poco esaustive le rassicurazioni fornite dalle autorità.

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(red.) La questione, preoccupante, dell’inquinamento da Pcb da parte della ex ditta “Caffaro”, che da decenni preoccupa chi vive a Castel Mella e paesi limitrofi, è stata affrontata per l’ennesima volta dal sindaco del Comune Marco Franzini, travolto dalle richieste di notizie e chiarimenti da parte dei suoi compaesani.
La paura è infatti tornata prepotentemente a popolare gli incubi  degli abitanti di Castel Mella dopo che della tristemente nota vicenda  si occupato anche il programma di Rai3 “Presa Diretta”. E così l’altra sera, presso l’auditorium “Gaber” mai visto tanto affollato, erano presenti, oltre al Sindaco, Giulio Sesana, direttore dell’Arpa di Brescia, Alessandra Ferrari e Lucia Leopardi dell’Asl che, insieme al geologo Gianpaolo Oneda, che hanno cercato di placare gli animi e dare le informazioni necessarie. Obiettivo raggiunto solo in parte perché quando di mezzo c’è l’inquinamento da Pcb, è dura riuscire a rasserenare le coscienze della gente. Con la serata informativa i protagonisti hanno inteso informare tutti i diretti interessati sui reali rischi che in quella zona “maledetta” si corrono. Ma le informazioni date pare siano risultate parziali e poco convincenti.
Se da una parte Sesana e gli altri relatori hanno cercato di spiegare al meglio i fatti, dall’altra alcuni interrogativi posti dalla gente sono rimasti senza risposte o non del tutto soddisfacenti. Il grande problema della zona è la presenza di numerose rogge che lì scorrono e che hanno trasportato il Pcb sui campi coltivati, inquinando il cibo. Nel caso specifico ad essere “indiziata” è la roggia Sorbarella, oltre ai responsabili veri…! Il Sindaco ha poi cercato di spiegare che la zona inquinata è circoscritta e monitorata costantemente. Ma anche questa assicurazione non ha convinto la platea che si è detta preoccupata, dichiarando le ordinanze emesse dal Comune nel 2005 e 2007, che vietavano la coltivazione nei  campi, non sono strumenti sufficienti. E poi, hanno chiesto i presenti,  dove pensa di andare a reperire, il Comune, i fondi necessari per la prevista bonifica dei terreni in programma ma non ancora avviata?

 

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