Brescia? “Una bomba ecologica ignorata”

Per Il Fatto quotidiano, la città vive una drammatica quotidianità fatta di suolo, aria e terreno contaminati da diossine e pcb, nell'indifferenza di Stato e Regione.

(red.) “Il suolo è inquinato. Come ci comportiamo?” E’ l’interrogativo che campeggia,  a grandi lettere, su un volantino che il Comune di Brescia, Assessorato all’Ambiente, ha distribuito ai cittadini in cui vengono indicate le misure precauzionali e i comportamenti che la popolazione, ed in particolar modo i bambini,  devono assumere per proteggere la propria salute e ridurre i rischi di contaminazione.
Tra le indicazioni quelle di non giocare in mezzo ai prati, non rimanere a contatto con il suolo, non sdraiarsi e non stazionare sui manti erbosi, non giocare con la terra e con i fiori, lavare accuratamente e regolarmente qualunque cosa (mani, giocattoli, indumenti) sia stata a contatto con l’esterno.
Come riferisce Il Fatto quotidiano, “Non siamo a Seveso, 1976. E nemmeno a Taranto, 2011. Ci troviamo a Brescia, a.d. 2012”, sottolineando che non si sono verificati particolari incidenti a determinare questa grave situazione di potenziale contaminazione, ma che si tratta, piuttosto, di una “spaventosa normalità” legata  all’inquinamento da diossine e Pcb di suolo aria e acqua. Elementi naturali “intrisi di micidiali veleni prodotti e accumulatisi per decenni dalle attività industriali, alcune chiuse (Caffaro, policlorobifenili) altre tuttora in corso”.
Il quotidiano rileva come in una ricerca pubblicata dalla  rivista scientifica Chemosphere-Environmental Toxicology and Risk Assessment, emerge che il sangue dei bresciani presenta “concentrazioni di diossine e PCB da due a venti volte superiori rispetto ai cittadini della Campania direttamente esposti nelle aree a rischio”. “Concentrazioni di diossina e pcb”, viene rimarcato “centinaia di volte superiori rispetto ai limiti di legge. Più che a Seveso. Più che a Taranto”.
A sottolineare come la situazione sia grave viene riferito il report di Fulvio Porta, Primario dell’Unità di Oncoematologia Pediatrica, che ha indicato un aumento del 20% dei tumori infantili (da 0 a 14 anni) rispetto agli anni Cinquanta.
Il Fatto quotidiano rimarca “l’assenza di un piano” per risolvere il problema della “bomba ecologica bresciana”, una pianificazione che deve essere legata a risorse necessarie per intervenire, mentre Regione e Governo restano inerti.

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