Brescia: un Castello, mille idee per il futuro

Molte le proposte affiorate nell’incontro organizzato dall’ingegner Berlucchi nell’Auditrium di Santa Giulia sul destino del maniero. Che resta un'incognita.

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(red.) Da sempre il Castello di Brescia, maestosamente adagiato sul colle, accende le discussioni e le fantasie su come cogliere e valorizzare al meglio le suggestioni che esso suscita negli animi di chi lo osserva.
Fortificato dai Visconti, preda di Napoleone, punzecchiato dalle baionette degli austriaci, il Castello, come ha raccontato lo storico Franco Rebecchi, è poi tornato in auge 150 anni fa, quando il capitano Sorelli e altri militari illuminati ne intuirono il fascino. Successivamente ci fecero due Expo e ci portarono i leoni. I fascisti vi costruirono campi da tennis e una colonia elioterapica estiva per bambini. Insomma, tutti, amici e nemici, di epoca in epoca, nel bene e nel male, hanno voluto associare il loro nome, oppure semplicemente il loro passaggio da Brescia, a quella dell’imponente struttura castellana della città.
L’hanno fatto anche mercoledì, in un Auditorium di Santa Giulia pienissimo. Assente invece buona parte della giunta e dell’opposizione, Castelletti e Del Bono esclusi. L’occasione è stata il convegno dal titolo “Il futuro del Castello: nuovi scenari di valorizzazione e di gestione”. Dopo aver raccolto 300 pagine tra studi, fotografie, progetti, rilievi e planimetrie, e pensato ad un piano che potrebbe arrivare a compimento nel 2025, l’ingegner Nicola Berlucchi ha convocato intellettuali, architetti e amministratori, affinché proponessero spunti e idee da attuare per la valorizzazione di un patrimonio storico e artistico così importante per la città  e l’intera provincia.
Le proposte. Rivitalizzare il “Museo del Risorgimento” con esposizioni; trasformare la cisterna dell’A2A in un info-point; riportare alla luce i resti della Chiesa di santo Stefano, distrutta nel Settecento; rendere le torri punti di raccolta per i turisti; trasformare la palazzina Haynau in un ristorante non troppo esclusivo. E ancora: l’acquedotto potrebbe diventare uno spazio per giochi a pagamento; la casa del custode un bar; la fossa viscontea un cinema all’aperto, e nei campi da tennis si potrebbero allestire mostre floreali.
Mentre mostrava foto in bianco e nero e raccontava la storia del castello, anche Franco Rebecchi ha voluto dire la sua, affermando che si dovrebbe recuperare la gestione disinvolta di Boni. Altro che i progetti snobistici di Vittorio Gregotti, che con l’eliminazione dello zoo ha dato il colpo di grazia.
Florenzo Meneghelli, esperto del recupero dell’architettura militare, ha citato alcuni esempi. Salisburgo, dove la gestione dei palazzi avviene attraverso reti di società private, e Pamplona con i ponti che attraversano la città. Anche Barcellona, come ha spiegato Meneghelli, ha un castello ostico per gli spagnoli, proprio come accade per Brescia. L’hanno trasformato in un luogo aperto, un’acropoli cinta da giardini botanici, con percorsi pedonali ed esposizioni temporanee. Lì la metro parte dalla base e le teleferiche raggiungono la cima. Un esempio che andrebbe seguito.
Molto più pragmatico è stato l’intervento del presidente della Fondazione Cab Alberto Folonari, favorevole alla trasformazione della palazzina Haynau in un albergo ed altre iniziative che garantiscano ritorno economico. Il presidente ha poi ricordato di come, anni fa, aveva trovato uno sponsor disposto a pagare una funicolare dal Capitulum al Castello, ma il progetto fu accantonato con il sopraggiungere della crisi.
L’ultima idea è quella lanciata da Maurizio Casacco che, da medico dello sport, ha lanciato l’idea di trasformare il castello in una palestra a cielo aperto, sul modello di Central park. Idea a basso costo certo, ma cosa ne penseranno i secoli di storia che riposano fieri tra le pietre della fortezza ? Passi per i colpi di baionetta degli austriaci, ma vedersi assediati da gente in shorts, sudata e ansimante proprio non lo potrebbero accettare.

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