I veleni della Caffaro nelle rogge di Capriano

Lo ha rilevato l'Asl di Brescia, riscontrando concentrazioni di Pcb superiori al limite fissato per legge. Presto un'ordinanza che vieta l'uso delle acque irrigue.

(red.) I veleni della Caffaro? Hanno travalicato i confini della città e raggiunto anche la Bassa Bresciana.
Dopo la notizia della bonifica “congelata” al Ministero dell’Ambiente, ora l’altra “buona novella” (si fa per dire) giunge dal Capriano del Colle dove l’Asl di Brescia  ha rilevato la presenza di pcb oltre i limiti di legge sul greto di una roggia irrigua che riceve acqua dalle rogge della zona sud della città e dal Garzetta e che scorre dietro il villaggio Paolo VI, nella frazione di Fenili Belasi.
Il Comune si è subito attivato e sta predisponendo un’ordinanza di divieto d’utilizzo a fini irrigui della roggia.
Secondo i dati dell’Azienda sanitari locale, i quantitativi di policlorobifenili sono superiori ai 60 microgrammi per chilo di terra, fissati come limite per legge.
La roggia contaminata è quella denominata “Capriana” nella quale confluiscono le acque del Mella, che come è purtroppo noto, è un corso d’acqua definito come “malato grave” anche secondo quanto rilevato dal rapporto ambientale pubblicato sul comune di Brescia, ma nella quale confluiscono anche le acque che provengono dalla zona della Caffaro.
Al piccolo comune bresciano stanno decidendo le azioni da intraprendere e certo una bonifica, con i costi elevati che comporta, non parrebbe una via praticabile dall’amministrazione.

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