Pd: “Le parole di Paroli? Incoerenti e arroganti”

Insoddisfazione nell'opposizione per le risposte del sindaco in consiglio comunale. Né piace lo spacchettamento della delega dell’assessore Andrea Arcai.

(p.f.) Non è soddisfatto il Pd della risposta data dal sindaco Adriano Paroli ai quattro interrogativi che gli erano stati sottoposti. Né soddisfa l’opposizione lo spacchettamento della delega dell’assessore Andrea Arcai, o meglio, la gambizzazione di Arcai, come l’ha definita il consigliere Claudio Bragaglio.
“L’intervento di Paroli? Elusivo, incoerente, anche arrogante, perché avrebbe dovuto chiedere scusa alla città per la vicenda Matisse”, ha spiegato il capogruppo Pd Emilio Del Bono, “i cui contorni vanno chiariti. I dati Siae certificano il fallimento della politica culturale, perché un conto è essere al quarto posto in Italia per visitatori, un altro all’ultimo posto. Mi auguro che la vicenda Inca non apra un’alta voragine”.
Un danno d’immagine per la città, oltre che economico, anche se, secondo il piano economico presentato da Artematica,  era già previsto che la mostra sarebbe costata più di quanto avrebbe fruttato. “Il sindaco”, ha continuato Del Bono, “non ha ancora detto chi ha portato Artematica a Brescia: non è stato fatto un bando, Artematica non è arrivata da sola, ma qualcuno ce l’ha portata, tramite relazioni, legami. Anzi, Arcai il 27 giugno 2010 dice chiaramente che è stato Paroli a portare Brunello in città”.
E il capogruppo tira in ballo anche il vicesindaco Fabio Rolfi. “Il 9 settembre aveva detto basta avventurieri in Santa Giulia. Allora mi chiedo: se Rolfi considera avventurieri coloro che sono entrati nel fortino del Comune di Brescia, chi ce li ha portati non ha qualche responsabilità?”. Del Bono ironizza poi sul contratto, talmente a prova di bomba da essere stati truffati senza accorgersene.
“Il sindaco dice che il contratto di Matisse è uguale a quello degli Inca, fatto nel 2009, quando Brescia Musei era commissariata. Arcai, Paroli, Rolfi, non sono solo vittime: in tutto questo contesto, non è rassicurante per i cittadini affermare che tutto questo è avvenuto senza la responsabilità di nessuno. Siamo in contesto in cui il principe del male ha fregato tutti, in una filiera di incompetenza e incompetenti: se nessuno si accorge che i numeri sono stati taroccati, ci dobbiamo davvero preoccupare”.
Davanti a questo quadro, è il consigliere Alfredo Cosentini (Idv) a chiedere le dimissioni non dell’assessore Arcai, (“solo un capro espiatorio”), ma del sindaco, vero responsabile del fallimento. A richiedere la testa dell’assessore, invece, il consigliere Pd Valter Muchetti. “Vedo che c’è la decapitazione non completa di Arcai, ma prima di parlare di rilancio della città, il sindaco Paroli deve chiedere scusa alla città, e sostituire Arcai e il presidente di Brescia Musei Faustino Lechi. Se c’è qualche potatura da fare la si faccia prima che malattia si propaghi. Nonostante la storiella raccontata del sindaco”, ha rincarato la dose Muchetti, “non abbiamo ancora avuto risposte”.
Anche per Aldo Rebecchi, consigliere Pd, Arcai doveva rassegnare le dimissioni e non rinunciare alla delega. Chiama in causa la responsabilità del sindaco e dell’assessore, il consigliere Claudio Bragaglio. “La delega a Pedretti, non è una cosa dignitosamente sostenibile, non ci può essere il dimezzamento dell’assessore, che così viene solo umiliato. Se Arcai non ha il coraggio, dovrebbe essere il sindaco a rimuoverlo dalla responsabilità assessorile”.
E Bragaglio getta dubbi non solo su Artematica e sui presunti interessi convergenti con l’amministratore, ma anche sullo studio legale che ha preparato il contratto. “Se dovessimo scoprire, che in quello studio ci sono persone che ricoprono posizioni importanti del centrodestra, che cosa succederà?”. Assieme alla capogruppo Sel Donatella Albini, Bragaglio ha firmato anche la raccomandazione indirizzata al Consiglio Comunale, affinché il sindaco richieda all’assessore Arcai di rassegnare le proprie dimissioni dalla Giunta municipale e, “di fronte alla sua eventuale indisponibilità, di procedere, in base all’articolo 15 dello Statuto, alla revoca dell’assessore stesso”.
A chiedere la commissione d’inchiesta, invece, è Andrea Bonetti, consigliere Udc. “Non me la sento di delegittimare un amministratore, o un intero comune, solo sulla base di una serie di informazioni dette, ripetute e riferite”, ha spiegato, “si tratta ora di andare a studiare i documenti, facendo una commissione di inchiesta”.
“Spacchettare le deleghe della cultura”, ha sottolineato Laura Castelletti, “che è già in sofferenza, non gioverà alla città”. Resta il fatto, però, che, tra i dati consegnati da Artematica alla Siae e quelli dati a Fondazione Brescia Musei la discrepanza emerge già dai primissimi giorni della mostra. Già, ad esempio, il 12 febbraio, Artematica comunicava a Fondazione Brescia Musei 1.869 visitatori, 809 alla Siae.
“Di fronte a questi numeri”, ha sottolineato il consigliere Roberto Toffoli (Pdl), “come si può dire che l’amministrazione ha delle responsabilità? E’ l’opposizione ad aver montato il caso”. “Noi abbiamo bisogno in Brescia Musei di una testa pensante, di un direttore”, ha aggiunto il capogruppo della Lega Nord Nicola Gallizioli , “che sappia valorizzare il patrimonio. Solo così non avremo più bisogno dei Goldin o dell’Artematica di turno. Anche noi, ci siamo posti la domanda del sindaco, ovvero quale sia il ruolo della Siae in tutto questo. La linea per il futuro? Non è più tempo per gli sfarzi delle mostre sugli Inca o di Van Gogh: noi abbiamo investito in servizi sociali”.

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