Arcai: “Dimissioni? Solo se lo vuole Paroli”

Risponde così l’assessore Andrea Arcai al Pd che, visto l’affaire Matisse, attraverso il capogruppo Emilio Del Bono, gli ha chiesto di fare un atto di responsabilità.

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    (p.f.) “Le dimissioni? Le do solo se me lo chiede il sindaco”. Risponde così l’assessore Andrea Arcai al Pd che, visto l’affaire Matisse, attraverso il capogruppo Emilio Del Bono, gli ha chiesto di dimettersi, facendo un atto di responsabilità.
    L’opposizione non è infatti assolutamente soddisfatta della risposta data da Arcai all’interrogazione fatta su Matisse, durante il Consiglio Comunale del 17 settembre. Il Pd chiedeva infatti di sapere i numeri esatti dei visitatori, quanti fossero i biglietti omaggio, quanti quelli acquistati dalle partecipate e quanti gli addetti alla sicurezza nell’ultimo mese dell’esposizione.
    “Per rispondere ai quesiti”, ha esordito Arcai, “è opportuno in primo luogo precisare che gli attori coinvolti sono tre, il Comune, la Fondazione Brescia Musei e Artematica. Ciascuno ha avuto una ben precisa autonomia giuridica e gestionale e un ruolo ben definito”. Per quanto riguarda il numero di visitatori, Arcai ha snocciolato i dati contenuti nella documentazione depositata presso la Fondazione Brescia Musei da Artematica, da cui emerge che, in data 12 giugno 2011 (data inizialmente prevista per la conclusione della mostra, poi prorogata fino al 26), i visitatori avevano superato il tetto di 230mila unità.
    In particolare, i paganti erano 237.196 (di cui 211.414 con biglietto, 25.782 con abbonamento). A questi vanno aggiunti i 25.236 biglietti omaggio, per un totale di 257.392 visitatori. “Per quanto riguarda le modalità di verifica da parte della Fondazione Brescia Musei dei dati Siae”, ha spiegato Arcai, “si precisa che l’evidenza risulta dai modelli C1 e C2 Siae depositati da Artematica presso la Fondazione. La prescrizione contrattuale era di verificare il numero di visitatori mediante l’esibizione dei modelli C1 e C2 ai fini Siae, modelli che risultano essere il prodotto di un flusso informatico di un programma certificato”.
    Sulle presenze giornaliere degli addetti alla sicurezza, i numeri, secondo Arcai, corrispondono a quelli stabiliti dalla normativa che li correla al numero dei visitatori: 15, di cui 8 a carico della Fondazione, 7 a carico di Artematica. “Artematica ha assicurato da subito la massima trasparenza e ha dato la disponibilità a fornire ogni riscontro. A fronte di questa posizione”, si schernisce Arcai, accusato dal Pd di aver difeso a spada tratta la società trevigiana nei giorni in cui è scoppiato lo scandalo, “non ho potuto che confermare i dati in possesso della Fondazione, soprattutto a fronte del fatto che Artematica ha portato a Brescia due importanti mostre il cui successo è sotto gli occhi di tutti. Non nascondo la delusione rispetto al quadro che emerge, perché la trasparenza e la chiarezza assicurate non hanno trovato riscontro nella realtà e addirittura la società è stata posta in liquidazione”.
    Anche il Comune, quindi, come ha già fatto la Fondazione Brescia Musei, si affiderà a dei legali per tutelarsi. “L’Amministrazione ha inoltrato alla Siae la richiesta di riscontro dei certificati presentati da Artematica. Qualora dovessero essere riscontrate irregolarità, il Comune si costituirà parte civile”. A conclusione del suo intervento, Arcai ha poi puntato il dito contro chi era in possesso di elementi tali da far dubitare sulla verità dei fatti. “Avrebbe dovuto segnalare la cosa per tempo all’amministrazione, per consentire di effettuare opportuni approfondimenti prima di procedere alle ultime liquidazioni”.
    Secca la replica di Del Bono. “Le risposte non sono soddisfacenti”, ha spiegato in aula, “la vicenda dell’affaire Matisse ha risvolti politici che rivelano come sia stato usato del denaro pubblico in modo approssimativo. Anche le considerazioni, le risposte date nelle ultime settimane da sindaco, vicesindaco, presidente della Fondazione Brescia Musei, assessore alla cultura, sono apparse contradditorie e sconcertanti”.
    Perché, chiede Del Bono, si è fatto passare tanto tempo, visto che, stando a quanto dichiarato dallo stesso presidente della Fondazione, già a conclusione della mostra erano sorti dei dubbi sulla veridicità dei dati. “Rolfi parla di avventurieri arrivati a Brescia per gestire Santa Giulia. Ma chi ce li ha portati?”, incalza Del Bono, “Il tema è grave, i risvolti giudiziari non ci interessano, ma ci premono le responsabilità politiche, a partire da quelle del sindaco. Lo stesso Paroli, infatti, insisteva a voler fare la mostra dei Maya con lo stesso soggetto”.
    Secondo il consigliere comunale del Pd, Claudio Bragaglio la vicenda Matisse-Artematica ha assunto un significato così grave e rilevante da coinvolgere la responsabilità anche dell’intera Giunta Municipale. “In particolare”, spiega in una nota, “essa investe direttamente ruolo e funzioni dell’assessore Arcai, che è chiamato nell’immediato a prendere atto della sua grave inadeguatezza e a rassegnare le proprie dimissioni”. E ancora: “In assenza di tale decisione, il problema non può che investire la responsabilità del Sindaco Paroli, dal quale non ci si può che attendere il ritiro delle Deleghe assessorili”.
    Il Pd, dunque, chiede la testa dell’assessore alla cultura.
    Che però, appunto, non ne vuole saperne, a meno che non sia Paroli a chiederglielo. Ma per ora il primo cittadino si trincera dietro un lapidario “no comment”. L’affaire Matisse, dunque, non si chiude.

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