“Affanculo l’Italia, l’unica via è la secessione”

L'ex leader della Lega Nord Umberto Bossi ha rilanciato l'idea di una macroregione "padano-alpina". "Roma vuole solo il nostro portafoglio".

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(red.) La parola ‘secessione’ finora si era levata dal basso, nei raduni e nei comizi, non dalla viva voce di Umberto Bossi. Che domenica sera, a una festa della Lega in provincia di Varese, è tornato invece a invocarla, pur nella prospettiva di quella macroregione ”padano-alpina” che sembra diventata la sua fissazione.
”Il punto di non ritorno”, ha detto l’ex leader diventato presidente a vita, “è già passato, non possiamo restare in Italia: c’e’ solo una strada, la secessione”. Del resto, è la sua convinzione, ”non dobbiamo padanizzare l’Italia ma mandarla affanculo: non è possibile pensare che Roma possa cambiare, Roma vuole solo il nostro portafoglio”.
Non è tanto la riscoperta di una bandiera indipendentista in verità mai ammainata, però, a segnare l’uscita di Bossi davanti a un centinaio di militanti, è piuttosto la sensazione che il presidente leghista voglia continuare a evidenziare la sua autonomia almeno nella scelta di un linguaggio diverso rispetto a quello della nuova Lega di Roberto Maroni.
Il segretario federale, Maroni appunto, si dice impegnato a riallacciare i rapporti col mondo produttivo del nord, a cercare anche nella sobrietà una nuova collocazione della Lega nello scenario politico, dialoga con Berlusconi a Roma, tratta con Formigoni (che risulta indagato per corruzione) a Milano. Il presidente, Bossi, continua invece a rispolverare gli antichi slogan e a parlare della Lega come se nulla fosse successo in questi mesi, tranne quando è costretto a ricucire gli strappi proprio con Maroni.
Lunedì, il segretario riunirà in via Bellerio l’ultimo Consiglio federale prima della pausa estiva, in cui si dovrebbe impostare anche una sorta di spending review interna al Movimento per rendere più snella e trasparente la gestione contabile ereditata da Bossi e dall’ex tesoriere Francesco Belsito, entrambi indagati.
Intanto Bossi ha insistito nel dire ai militanti leghisti che nella gestione delle casse della Lega tutto è stato corretto. ”Abbiamo chiamato una società americana per controllare i conti della Lega e finora non è emersa alcuna mancanza”, ha assicurato, senza però fare cenno al rapporto consegnato in Procura a Milano proprio dalla PriceWaterHouse che evidenzia criticità nel bilancio 2011.
”Vedrete”, ha aggiunto Bossi, “che non è vero niente di quello che è stato detto. Ci hanno mandato i magistrati perchè rischiavamo di vincere le elezioni. E’ chiaro che la mia famiglia non c’entra niente”.

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