Cianfoni: “Gli agricoltori bresciani? Arroganti”

Così il segretario generale di Fai Cisl sul mancato rinnovo del contratto provinciale degli operai agricoli. Venerdì 27 luglio, presidio delle parti sociali in Prefettura.

(red.) “L’agricoltura bresciana è migliore di chi la rappresenta”.
Duro l’attacco di Augusto Cianfoni, segretario generale Fai Cisl, intervenuto sull’impasse del Contratto provinciale degli operai agricoli. Nei giorni scorsi, i sindacati agricoli di Brescia erano stati informati da Coldiretti, Confagricoltura e Cia provinciali che, vista la grave crisi corrente, il negoziato per il rinnovo del contratto (scaduto a dicembre 2011) è stato stoppato. Probabile, ma non confermata, una ripresa a dicembre.
Sul piede di guerra le segreterie provinciali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uila, che per venerdì 27 luglio hanno fissato un presidio davanti alla Prefettura.
Ma la questione ha raggiunto ormai risonanza nazionale. “Il tasso di arroganza degli agricoltori bresciani”, ha spiegato Cianfoni in una nota, “è pari soltanto al decadimento che si registra da qualche anno in quella nobile provincia nelle condizioni generali in cui sono spesso costretti a lavorare e a vivere migliaia di operai agricoli italiani, neocomunitari ed extracomunitari.
La loro occupazione è spesso garantita – contrariamente a quanto sostengono le Rappresentanze degli agricoltori – con tipologie contrattuali e condizioni molto opinabili. La vera crisi è nelle indebolite capacità imprenditoriali di molti agricoltori di quella provincia, un tempo eccellenti e oggi ridotti spesso a questuanti della Pac”.
La crisi, secondo Cianfoni, c’è ovunque, ma i veri imprenditori non fanno “serrata” alle relazioni sindacali, ma concordando col Sindacato modalità anche nuove (come a Lodi e Milano) per il riconoscimento dei diritti di chi lavora, primo quello di una minima difesa del salario dall’inflazione. “Se fosse già vigente”, conclude la nota, “una regolamentazione della Pac come quella proposta dal Sindacato europeo e italiano che negasse agli agricoltori finanziamenti e aiuti in ragione della loro elusione delle leggi sociali e dei contratti di lavoro, questi agricoltori bresciani dovrebbero nuotare nel mezzo delle turbolenze del mercato senza le ciambelle garantite loro dall’Europa da decenni sfiancandone la reattività e disabituandoli così tanto alla cultura del rischio di impresa, propria di ciascun vero imprenditore.
Le Organizzazioni professionali agricole nazionali devono dimostrare ora che gli impegni che esse assumono a Roma valgono per tutto il Paese e non possono essere interpretate a soggetto e soprattutto imposte unilateralmente secondo umori locali, in una sorta di arbitrario localismo che strappa nei giorni dispari ciò che sottoscrive nei giorni pari”.

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