Cesio 137, bonifica al via nella ex cava Piccinelli

Impossibile, per ora, stabilire quanto costerà l’intera messa in sicurezza del sito. Di certo c’è che sarà fatta in due anni e che sarà tutta a carico del comune.

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    (p.f.) Al via la bonifica della ex cava Piccinelli di San Polo, contaminata da cesio 137. Il comune ha già stanziato una prima tranche di 340mila euro con una variazione di bilancio che sarà discussa nel consiglio Comunale dell’11 giugno. Fondi che permetteranno ai tecnici di studiare la situazione per reperire dati certi; circa 90 mila euro, inoltre, serviranno per rimuovere 12 bidoni presenti nel sito.
    Impossibile, per ora, stabilire quanto costerà l’intera bonifica del sito. Di certo c’è che sarà fatta in due anni e che sarà tutta a carico del comune, come stabilito dalla sentenza del Tribunale di Brescia, visto che non è stata accertata la responsabilità di nessun privato. “Anche se”, ha spiegato Angelantonio Capretti, responsabile settore Ambiente ed Ecologia del Comune, “attiveremo tutte le istanze amministrative per recuperare i fondi”.
    “Ma la tutela della salute pubblica viene prima di tutto”, ha precisato il sindaco Adriano Paroli, che detiene la delega all’Ambiente in attesa del rientro dell’assessore Paola Vilardi, “proprio con l’assessore Vilardi volevamo dare il via ad un’operazione trasparenza sui temi ambientali. In questo senso i nostri uffici stanno lavorando con Arpa e Asl per verificare e valutare ogni singola situazione, affinché si possa comunicare ogni dato ai cittadini in modo trasparente e non equivoco ogni situazione e ogni dato”.
    La Loggia è infatti preoccupata che qualcuno possa cavalcare i temi ambientali politicamente e strumentalmente. “Ci rendiamo conto che i cittadini sono influenzati e allarmati da dati che in alcun casi non sono né veritieri né reali, e in altri rischiano di essere enfatizzati da emotività”. Un esempio su tutti, il cromo nell’acqua. “Presente sì, ma in quantitativi assolutamente non influenti per la salute”.
    Nella cava Piccinelli, la situazione è quasi da allarme rosso: una lotta contro il tempo per evitare che la falda lambisca il Cesio. L’Arpa però rassicura che non c’è ancora stata contaminazione. “Ci siamo mossi per capire”, ha spiegato Giulio Sesana, direttore diparimento di Brescia di Arpa Lombardia, “cosa è successo in questi 15 anni. Volevamo essere certi che le precauzioni adottate fossero ancora in atto. Il campionamento ci ha permesso di concludere che non c’è presenza di Cesio nelle acque destinate al consumo umano. Ma questo non vuol dire che problema sia risolto”.
    Ora c’è da studiare l’idrogeologia del sito, perché le acque della falda salgono. “Nelle valutazioni fatte”, ha aggiunto Sesana, “la potenzialità che acque salgano e che vadano a lambire il deposito interrato. Bisogna evitare che questo succeda”. Altro passo sarà quello di capire quanto materiale radioattivo c’è nel sito. Un conto, infatti, è il materiale superficiale, facilmente asportabile. Un altro è il materiale che non si vede, quello che è percolato nel terreno. “
    Aggiorneremo puntualmente sugli sviluppi”, ha assicurato Paroli, “nelle prossime settimane. Verranno comunicati dati su diversi temi: tenere la cittadinanza totalmente informata è la cosa migliore”. Già domani ci sarà un incontro con i tecnici, per determinare tempistiche e modalità di intervento.

     

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