Brescia, un 25 Aprile di memoria e contestazioni

Fischiato e subissato dai cori degli antagonisti il discorso del sindaco Adriano Paroli. A Lovere ignoti hanno imbrattato due monumenti simbolo della Resistenza.

(red.) Un 25 Aprile che, a Brescia, è stato caratterizzato dalla passione dei testimoni, le donne partigiane che hanno portato la propria testimonianza sul palco allestito in piazza Loggia, ma che ha segnato anche le dure contestazioni rivolte al sindaco Adriano Paroli che, durante il suo breve intervento, è stato sommerso da grida, fischi e slogan degli antagonisti.
Nel centro della città la manifestazione ha richiamato un migliaio di persone che, dalle17, si sono assiepate davanti al palazzo del comune.
Ad aprire le celebrazioni del 67esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il presidente provinciale dell’Anpi, Marco Fenaroli (tra l’altro anche candidato sindaco alle prossime amministrative di Brescia), mentre il primo cittadino, che avrebbe dovuto parlare del ricordo dell’avvenimento, così come è successo anche a Milano, dove il presidente della Provincia Podestà è stato duramente contestato, è stato subissato dalle voci di protesta.
Sul palco si sono poi alternate le voci delle donne della resistenza, quelle di Agape Nulli Quilleri, Rosi Romelli, partigiana a 14 anni e di Delia, figlia di Elsa Pelizzari che ha sostituito la madre ricoverata in ospedale.
Un 30enne bresciano che è entrato in piazza con un fumogeno è stato denunciato dalla polizia per “accensioni pericolose”, mentre la sorella di un partigiano valsabbino, colta da malore, è stata soccorsa dall’ambulanza.
A Lovere, invece, le celebrazioni sono state funestate da un atto vandalico compiuto nella notte ai danni del monumento ai 13 martiri (Piana, Guizzetti, Conti, Vender, Macario, Buffoli, Locardi, Lorenzini, Ravelli, Bessi, Tognetti, Moioli e lo slavo Nikitsch, partigiani uccisi dai nazifascisti il 22 dicembre 1943), scultura realizzata dall’artista bresciana Franca Ghitti (recentemente scomparsa).
Ignoti hanno imbrattato con vernice rossa il manufatto, mentre si indaga anche sull’incendio di una targa commemorativa che ricorda la figura di Bortolo Pezzutti, 17enne di Branico di Costa Volpino che nel ’44 fu morì nel lager di Bolzano.

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