Via Rizzi, Maroni vara “la primavera padana”

Dopo le dimissioni della 'cerchista' bresciana, l'ex ministro apre la "fase II" del Carroccio e punta agli "Stati generali della Padania". Obiettivo: guidare la Lombardia.

(red.) Roberto Maroni detta la ‘fase due’ del Carroccio. La bresciana Monica Rizzi non è più assessore regionale allo Sport in Lombardia: Le dimissioni, alla fine, sono arrivate così come chiesto dal suo partito, la Lega Nord, alle prese con un’altra giornata di passione per via delle inchieste sui fondi di partito.
La Rizzi le ha formalizzate poco prima di mezzogiorno, segnando un’ulteriore tappa della nuova fase del Carroccio. Il movimento ha sacrificato un altro “fedelissimo” della famiglia di Umberto Bossi (dopo Francesco Belsito, Rosy Mauro e il figlio Renzo, di cui la bresciana Rizzi ha curato la breve carriera politica) e ora si candida a guidare, insieme al Pdl, il ‘dopo-Formigoni’ al Pirellone. Magari già nel 2013.
Il passo indietro (”ho obbedito al partito”) dell’assessore è stato formalizzato a Roberto Formigoni poco prima di mezzogiorno, quando i triumviri ‘lumbard’ Roberto Maroni e Roberto Calderoli sono arrivati presso la sede della Regione per partecipare alla loro riunione del gruppo consiliare. Quel gruppo di cui faceva parte anche Bossi Jr, prima delle sue dimissioni presentate una settimana fa.
Chi era presente spiega che Maroni ha disegnato l’orizzonte ideale del Carroccio: più vicino al territorio e pronto a rilanciarsi in tutte le regioni del Nord. Magari a partire dalla guida di quella Lombardia tanto agognata che ormai nessuno, nemmeno il presidente Formigoni, è in grado di dire con certezza quando tornerà al voto: nel 2015 a fine legislatura o addirittura già nel 2013.
Congelata per il momento la questione di eventuali dimissioni del presidente del consiglio regionale, il leghista Davide Boni, anche lui indagato, l’ex ministro dell’Interno in un intervento in provincia di Bergamo ha preannunciato un progetto più vicino nel tempo: ”Vogliamo fare”, ha detto, “gli stati generali della Padania, un’assemblea tematica dove invitare tutti i nostri amministratori per discutere con loro delle soluzioni da dare ai problemi del mondo delle imprese, della pubblica amministrazione, dei cittadini, dei giovani e dei pensionati”.
Una Lega, insomma, ”che torna a fare politica” dopo le ”pulizie”, come lo stesso Maroni aveva accennato nei giorni scorsi.
A giudicare dalle prime mosse, Maroni ha decisamente impresso il suo ritmo all’agenda di via Bellerio. Sembra muoversi con grande prudenza: sulla Rizzi, per dire, il triunviro di Lozza non ha detto una sola parola in questi giorni, limitandosi a osservare che è una ”questione risolta”.
Dalla parte opposta, del resto, quello che resta dei bossiani duri e puri appare intenzionato a non soccombere a un eventuale repulisti generalizzato. Non è Maroni che dicono di temere, ma, spiegano, la ”eccessiva solerzia” di alcuni maroniani che starebbero eccedendo nella richiesta di ”pulizia” per farsi spazio nel partito. Ma l’ex titolare del Viminale sa di dover garantire unità prima di tutto. La ‘fase due’ è iniziata da poco. E ogni giorno (da qui al congresso federale del 30 giugno-1 luglio con in mezzo anche le amministrative) può riservare sussulti in questa primavera padana.

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