Lotto, Kyoto o Mibac per palazzo Avogadro?

“Un percorso difficile ma si doveva iniziare”, ha commentato Labolani. Servono almeno 10 milioni di euro per salvare l'edificio, ma devono ancora essere trovati.

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(p.f.) Fondo Kyoto, gioco del Lotto e ministero dei Beni culturali (Mibac). Sono queste le tre vie per recuperare Palazzo Avogadro. La macchina per riportare alla luce lo storico palazzo ha iniziato a muoversi: prima tappa, recuperare i fondi.
Un percorso difficile ma si doveva iniziare”, ha commentato l’assessore Mario Labolani, “per la ristrutturazione completa si parla almeno di 10milioni di euro”. Il primo passo sarà il rifacimento del tetto, seriamente danneggiato.
Il progetto predisposto dai tecnici del settore centro storico e progetti speciali prevede di rifare la copertura in modo da migliorare la capacità energetica dell’immobile. “Stiamo parlando di un edificio storico”, ha spiegato Emanuela Vizzardi, “con forti vincoli, su cui lavoriamo di pari passo con la Soprintendenza, per cui l’idea di recuperare la struttura con un’attenzione al risparmio energetico è innovativa. Gli interventi che si possono fare sono però limitati. Non ci saranno ovviamente pannelli fotovoltaici, ma faremo opere strutturali”.
L’attenzione all’ambiente potrebbe consentire al Comune di accedere al Fondo Kyoto, istituito per arrivare agli obiettivi prefissati dal Protocollo di Kyoto. Il Fondo coprirebbe il 90% della spesa per il tetto, che ammonta a 1.715.292 euro, con un tasso di interesse annuo dello 0,5%. Brescia si è già mobilitata per inoltrare la domanda, ma per sapere se i soldi arriveranno bisogna aspettare l’estate, perché la deadline per la presentazione delle domande per il Fondo Kyoto (che arrivano da tutta Italia) è il 14 luglio.
Nell’attesa, l’assessorato si sta attivando per recuperare fondi dal gioco del Lotto. Una parte dei soldi spesi dai giocatori, infatti, confluisce in un fondo nazionale messo a disposizione del ministero dei Beni culturali; per accedere al finanziamento, però, deve scendere in campo la Soprintendenza, che deve farsi promotrice dell’iniziativa con la collaborazione del Comune.
Ultimo appiglio, il ministero dei Beni culturali che può concorrere alla spesa sostenuta dal proprietario, possessore o detentore di beni culturali anche per l’intero ammontare della spesa se gli interventi sono di particolare rilevanza pubblica. “Confidiamo che l’ingresso di Brescia”, ha sottolineato l’architetto Paola Faroni, “tra i patrimoni dell’Unesco possa aiutarci a intercettare questi fondi”.
Non c’è ancora una stima di quando potrebbe arrivare da Lotto e Mibac. “E’ un lavoro in itinere”, ha concluso Vizzardi, “la cosa interessante è che questi soldi sarebbero a fondo perduto”. “E’ la prima volta che il Comune di Brescia”, ha precisato Labolani, “tenta queste strade. Resta fermo comunque l’invito anche ai privati che vogliano concorrere al finanziamento dei lavori”.
Soddisfatto dell’avvio della procedura per recuperare lo storico palazzo, 66 stanze di pregio artistico e architettonico, il presidente della circoscrizione Centro Flavio Bonardi: “Un palazzo chiuso da troppo tempo, quasi 10 anni, che finalmente sarà restituito ai cittadini”, ha detto. Anche se sulla sua destinazione, una volta restaurato, non ci sono ancora proposte: unica cosa certa è che non sarà fatto un museo. “E’ talmente appetibile”, ha concluso Labolani, “che può essere usato per soddisfare ogni esigenza. Ci penseremo a tempo debito”.

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