Cava Piccinelli, la bonifica costa 2,5 mln

I cumuli di scorie di acciaieria abbandonate e scoperte nel 2009 dovranno essere smaltiti dall'amministrazione comunale di Brescia. Chi non ha sorvegliato sul sito?

(red.) Sul caso delle (altre) scorie abbandonate all’ex cava Piccinelli di San Polo a Brescia, il sito contaminato da Cesio radioattivo come documentato da un’inchiesta di Radio Popolare, sono emerse altre novità.
Il giornalista Andrea Tornago in un’inchiesta trasmessa dall’emittente ha spiegato la “genesi” dei materiali tossici presenti nel sito.
Nel novembre del 2009 i carabinieri del N.O.E., il Nucleo Operativo Ecologico, si recano all’”ex cava Piccinelli” di Brescia, in via Cerca 45. È l’indirizzo di una discarica radioattiva mai bonificata, che dovrebbe essere quindi adeguatamente segnalata e sorvegliata dalla polizia: ma qualcuno ha denunciato la presenza di rifiuti abbandonati proprio all’interno del sito.
Nel piazzale ad ovest dell’area radioattiva gli agenti trovano cumuli di scorie di acciaieria abbandonate. Per il Catalogo Europeo dei Rifiuti (Cer) si tratta di rifiuti speciali pericolosi, perché contengono polveri e scarti della frantumazione di automobili, con sostanze altamente tossiche.
Il Comune di Brescia e l’Agenzia Regionale per l’Ambiente vengono subito informati. Ma com’è possibile che 15 mila tonnellate di rifiuti pericolosi siano finite proprio in un luogo simile, a pochi metri dalle scorie radioattive, senza che nessuno se ne accorgesse?
Nel corso delle indagini, sottolinea Radio Popolare, si scopre che la proprietaria dell’ex cava, che nel 2002 era stata assolta per l’inquinamento radioattivo, nel 2003 ha riaffittato l’area a un nuovo inquilino. Nel contratto di affitto viene concesso addirittura un settore del capannone che si trova in gran parte nel sito radioattivo.
Secondo una fonte interna all’Asl, in quel capannone ci sarebbero ancora i residui dei carotaggi lasciati dalla Nucleco, la ditta dell’Enea che ha messo in sicurezza il sito. Rifiuti radioattivi veri e propri, che dovrebbero essere sorvegliati. Che fine hanno fatto i carotaggi della Nucleco?
La domanda è legittima, resa ancora più urgente se si considera il comportamento dell’inquilino: nel corso dei successivi sei anni non ha mai pagato l’affitto e dopo lo sfratto è tornato regolarmente a scaricare le scorie nell’ex cava, in alcuni casi addirittura abbattendo le recinzioni con mezzi pesanti da cava. Nessuno può escludere che abbia spostato, per varie ragioni, i rifiuti contaminati dal Cs-137.
Il responsabile dell’inquinamento è ormai già irreperibile; rimangono invece 10.000 mc di rifiuti pericolosi, alcuni dei quali non possono nemmeno essere conferiti in discarica senza trattamento. Il costo della rimozione delle scorie è di 2.500.000 euro, tutti a spese del Comune di Brescia.
“La storia di questi nuovi rifiuti”, evidenzia Tornago di Radio Popolare, “è incredibilmente simile a quella delle scorie radioattive. Verso la fine degli anni ’80 la sig.ra Piccinelli affittò il terreno di via Cerca a una grande azienda di cui lei stessa era amministratrice, la I.M.P.E.S., una ditta che aveva lavorato alla terza corsia dell’autostrada Milano-Venezia. Nel 1992 la I.M.P.E.S. trasferì la sua sede a Roma, per poi entrare in fallimento. La scoperta del Cesio radioattivo risale proprio a quell’epoca, all’estate del 1993”.
A trovare il Cesio 137 nella cava è il Corpo Forestale, insieme agli ufficiali sanitari dell’Asl. Sono stati dunque gli stessi proprietari a portare i rifiuti radioattivi nella cava?
Nel frattempo tutti sembrano dimenticarsi della I.M.P.E.S., c’è persino un’ordinanza emessa nel 1994 dall’assessore all’Ambiente Berruti, che è riemersa dagli archivi solo poche settimane fa, di cui nessuno ha mai tenuto conto. Ordinava alla I.M.P.E.S. e alla sig.ra Piccinelli di bonificare con urgenza, perché c’era Cesio 137.
Ma il Cesio, ricorda Radio Popolare, alla cava si riscoprirà solo dopo il grande incidente radioattivo all’Alfa Acciai del 1997. A quel punto però i responsabili non saranno più rintracciabili e il Comune perderà la causa contro la proprietà.
“Quello che sappiamo”, continua l’inchiesta dell’emittente milanese, “è che la sig.ra Piccinelli si è sempre dichiarata estranea ai fatti e parte lesa: l’ha riconosciuto anche la magistratura. La colpa invece, secondo la proprietaria, è delle società che hanno avuto in affitto il terreno. Oggi come vent’anni fa. Un vizio per lo smaltimento illecito di rifiuti che accomuna tutti i suoi inquilini. E oggi come allora a pagare i danni economici ed ambientali è la collettività”.

 

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