Maxi liquidazione e vitalizio per Cristiani

Regione Lombardia ha accettato le dimissioni, deliberando nel bilancio preventivo una buonuscita di 380mila euro e un mensile pari a circa 5mila. Il no della Cgil.

(red.) Regione Lombardia ha accettato le dimissioni di Franco Nicoli Cristiani, deliberando nel bilancio preventivo una liquidazione pari a 380mila euro e un vitalizio mensile pari a circa 5mila, dato che ha 68 anni e quattro legislature alle spalle.
Questo accadrà a meno che la giunta non decida di costituirsi parte lesa al processo, caso in cui i pagamenti sarebbero sospesi in attesa di giudizio. “Abbiamo solo dato il via alla pratica, sollecitati dalla segreteria di Nicoli. Quei soldi sono messi a bilancio, ma è chiaro che ci aspettiamo un segnale importante dalla giunta”, ha commentato il presidente dell’aula, il leghista Davide Boni.
E il provvedimento non piace alla Cgil: “Ancora una volta”, spiega una nota, “chi è stato preso con le mani nel sacco ( la tangente è stata trovata a casa del consigliere regionale) viene premiato con soldi pubblici che sono di tutti noi, tutto ciò è inaccettabile. La regione Lombardia ha l’obbligo nei confronti dei cittadini di costituirsi parte lesa nel processo che dovrà chiarire le responsabilità e le illegalità perpetrate nei confronti della comunità e congelare qualsiasi compenso fino all’accertamento delle responsabilità penali di Nicoli Cristiani e di tutti gli intrecci politici e economici messi in campo nella vicenda Brebemi”.
E ancora: “Questa vicenda oltre che svelare una situazione di malaffare nella nostra Regione evidenzia anche una situazione di pericolo per l’insieme della comunità legato allo smaltimento di rifiuti pericolosi. Le dichiarazioni di Bettoni, presidente di Brebemi, di completa estraneità ai fatti e la costituzione di parte lesa da parte della società stessa nell’eventuale processo non sono per noi sufficienti, al contrario visto il ruolo ricoperto”.
Per il sindacato “se i responsabili della società, ai diversi livelli, dal consiglio di amministrazione ai responsabili tecnici dell’opera, non sapevano quantomeno si può affermare con certezza che in uno o più snodi dello sviluppo dei lavori non è stato esercitato il delicatissimo e impegnativo compito relativo agli indispensabili controlli. Tanto più se si considerano le molteplici e sottolineate eccellenze della qualità ambientale sbandierate nei progetti”.
“Ancora una volta”, conclude la nota, “siamo di fronte alle solite miserie del nostro paese dove tutto deve rientrare nei canoni classici di buona convivenza sfruttando le giuste preoccupazioni dei lavoratori, questi sì completamente estranei ai fatti, per contrapporli allo svolgimento delle indagini e alla magistratura in esso impegnata. Noi non ci stiamo, chi riveste ruoli di responsabilità risponda, chi deve parlare parli e contemporaneamente si dia risposte ai lavoratori anche attraverso il commissariamento straordinario da parte del governo non per ragioni finanziarie ma per ragioni di trasparenza e legalità con il supporto della Dia e degli organismi giudiziali di controllo”.

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