A Brescia stava nascendo “una cupola dei rifiuti”

Un'inchiesta di Radio Popolare Milano analizza i rapporti tra Cristiani e alcuni imprenditori bresciani i cui nomi comparirebbero nelle intercettazioni della procura.

(red.) Si intitola “la Cupola dei rifiuti” l’inchiesta a cura di Andrea Tornago, trasmessa martedì mattina sulle frequenze di Radio Popolare di Milano nella rubrica “Cose che succedono in Lombardia”.
Viene analizzata la vicenda che ha portato all’arresto a Brescia per corruzione e traffico illecito di rifiuti di Franco Nicoli Cristiani (Pdl, vice presidente del Consiglio regionale lombardo) e di altre nove persone.
“Sono due”, viene analizzato nel reportage dell’emittente, “i nomi illustri di imprenditori bresciani che compaiono nelle intercettazioni dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Franco Nicoli Cristiani: uno è Mauro Papa, amministratore della società “Ecoeternit” che gestisce una discussa discarica di amianto a Montichiari. L’altro è Alessandro Faustini, proprietario del “gruppo Faustini” di Brescia, una potenza nel campo dei rifiuti e della pavimentazione stradale”.
Radio Popolare di Milano ricostruisce i fatti: “Nicoli Cristiani e l’imprenditore bergamasco Locatelli, entrambi arrestati per smaltimento illecito di rifiuti e corruzione, si incontrano con Mauro Papa il 14 ottobre 2011 al ristorante “il Lorenzaccio” di Brescia: il vicepresidente del Consiglio regionale vuole favorire la formazione di un cartello di tre imprese che avrebbero dovuto spartirsi una grossa fetta del mercato dei rifiuti in Lombardia”.
“Nei piani dei tre, secondo gli inquirenti”, continua l’inchiesta di Tornago, “a Papa sarebbero toccate le provincie di Brescia e Bergamo, a Locatelli quelle di Cremona e Pavia, Faustini invece si sarebbe occupato di un non meglio illustrato ‘lato commerciale’ dell’impresa”.
“Sebbene Nicoli Cristiani abbia appena ricevuto da Locatelli una tangente di 100mila euro”, viene sottolineato, “mostra di avere una confidenza molto maggiore con Mauro Papa” chiedendogli di incontrarsi prima di Locatelli: ‘Non è il caso che ci vediamo venti minuti, mezz’ora prima?’ gli chiede Nicoli Cristiani”.
Sull’affidabilità di Papa, Locatelli chiedegaranzie al politico del Pdl: “Da uno a dieci, quanto posso fidarmi?”, il vicepresidente gli risponderà: “di Mauro? Fino a dieci! È un grande e vaccinato”.
“Mauro Papa”, ricorda il giornalista di Radio Popolare di Milano, “amministratore unico dell’ “Ecoeternit”, che ha in gestione una discarica di amianto da 510mila metri cubi a Montichiari, è anche presidente e amministratore delegato della “Faeco Ambiente”, che si occupa del trattamento delle scorie di acciaieria inquinate dalle temibili diossine, il cosiddetto fluff. Durante il sequestro dei cantieri dell’autostrada Brebemi, i carabinieri hanno scoperto proprio la presenza di scorie d’acciaieria non trattate, miste a plastiche e gomme fuse”.
La discarica di amianto dell’ “Ecoeternit” è stata autorizzata dalla Regione nel luglio del 2010.
“Una delle discariche in attesa del via libera del Pirellone”, sostiene l’emittente radio, “è legata a doppio filo al “gruppo Faustini”. È una nuova discarica di amianto della società “Padana Green2, che confina con quella «Ecoeternit» di Mauro Papa.
“Alessandro Faustini, che per Nicoli Cristiani doveva essere il terzo imprenditore del cartello, è erede di un impero costruito sull’ ‘oro grigio’, la ghiaia che serviva per la ricostruzione nel dopoguerra. Negli anni ’90 è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti per la costruzione della terza corsia della Milano-Venezia, l’autostrada Serenissima”.
L’inchiesta della Radio si sposta poi a Brescia, alla discarica di San Polo in via Brocchi dove, viene sottolineato nell’inchiesta, “contro questa discarica si sono creati dei comitati di cittadini, che hanno presentato ricorso al Tar, riuscendo a fermare i lavori per diversi mesi: è di questo che parla Nicoli Cristiani con Papa e Locatelli: “Ieri il Consiglio di Stato ha dato ragione a Faustini”, si legge nelle intercettazioni”.
“In realtà”, ricorda il giornalista di Radio Popolare di Milano, “il Consiglio di Stato aveva rigettato il ricorso contro la discarica per motivi formali, senza pronunciarsi nel merito. Anzi, proprio una sentenza del Tar aveva stabilito che la distanza dalle prime case e da una scuola era inferiore ai limiti di legge. E che la distanza del piano cava dalla falda acquifera non era sufficiente per scongiurare l’inondazione dell’amianto”.
“La stessa preoccupazione”,  sostiene Andrea Tornago nell’inchiesta dell’emittente radio,  “che animava i comitati contro la discarica di Cappella Cantone, nel cremonese. Ma a procurarsi l’autorizzazione regionale, in quel caso, ci ha pensato Locatelli con una tangente da 100mila euro”.

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