Cristiani lascia tutti gli incarichi pubblici

Le dimissioni dalle cariche istituzionali sono un passo obbligato per ottenere gli arresti domiciliari. In carcere a Verziano è stato visitato da Saglia e Romele.

(red.) Il vicepresidente del consiglio della regione Lombardia Franco Nicoli Crisiani, arrestato per corruzione per una tangente da 100 mila euro e traffico illecito di rifiuti, si è autosospeso dal Pdl e dimesso da tutti gli incarichi pubblici ed istituzionali.
Lo ha fatto con un fax inviato alla cancelleria dei gip di Brescia titolare dell’inchiesta, Cesare Bonamartini.
Dopo avere annunciato la decisione di uscire dal partito ai due parlamentari bresciani Stefano Saglia e Giuseppe Romele che lo hanno visitato in carcere venerdì, Cristiani ha deciso anche di abbandonare gli incarichi pubblici.
Ora, nella sua cella del carcere bresciano di Verziano, sta leggendo le carte per affrontare prossimamente un nuovo interrogatorio dopo che davanti al gip Cesare Bonamartini, giovedì, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Le dimissioni dalle cariche istituzionali sono un passo obbligato per Franco Nicoli Cristiani se vuole ottenere gli arresti domiciliari, come hanno chiesto i suoi legali al gip, in una prima istanza e la remissione in libertà in una seconda. Allo stato, infatti, le esigenze cautelari rimangono per il pericolo dell’inquinamento delle prove rappresentato proprio dalle cariche ricoperte.
Uomo pratico e determinato, Franco Nicoli Cristiani in mattinata ha ricevuto la visita di due amici di partito: l’ex sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia e il deputato Giuseppe Romele. Ai due parlamentari bresciani ha rivolto una semplice richiesta: lenzuola pulite, ciabatte e un libro, possibilmente un romanzo non troppo impegnativo.
Più che per la sua condizione, Nicoli Cristiani ha detto di essere preoccupato per l’anziana madre che ha 91 anni. Da quando è stato arrestato, lunedì mattina, non ha potuto contattarla non avendo, allo stato, la possibilità di effettuare neppure una telefonata. Sabato, però, per la prima volta dopo il suo arresto potrà incontrare un familiare per il colloquio.
”L’abbiamo trovato bene”, ha raccontato Giuseppe Romele, è sereno e molto tranquillo. Sta bene anche dal punto di vista fisico”.
Saglia e Romele sono rimasti circa un’ora con lui ma non hanno parlato dell’inchiesta: ”Non gli abbiamo chiesto valutazioni di carattere giudiziario, nè lui ha voluto parlare della sua situazione. E, comunque, non era questo il motivo della nostra visita”. In carcere, insomma, sono andati a trovare l’amico e non il compagno di partito: ”La nostra vicinanza non è questione di correnti politiche, ma di solidarietà. Gli amici vicini a Nicoli sono tanti”.

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