Santa Rita, restauri conclusi

Restituita all'antico splendore la chiesa cittadina in vicolo della Torre. L'intervento da 200mila euro ha interessato sia la parte esterna che i dipinti della cupola.

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(red.) La chiesa di Santa Rita, nota anche come chiesa di San Faustino in Riposo, si è rifatta il trucco e, dopo un lungo intervento di restauri, è stata restituita alla città nel suo splendore. Il piccolo gioiello architettonico e pittorico è situato in Vicolo della Torre, a nord di Piazza della Loggia, accanto a Porta Bruciata.
Dalla caratteristica forma esterna a cono, l’edificio fu costruito nel XII secolo come santuario votivo sul luogo dove, per tradizione, avevano sostato, “riposato” le salme dei santi patroni Faustino e Giovita durante la loro traslazione dal cimitero della chiesa di San Faustino ad Sanguinem (oggi Sant’Angela Merici), costruita sul luogo dove erano stati martirizzati e sepolti, alla chiesa di San Faustino Maggiore. Secondo la tradizione, qui i corpi dei due santi avrebbero trasudato sangue, convincendo l’incredulo Duca Nano di Baviera alla conversione. Dopo questo evento, il Duca donò all’abate di San Faustino le reliquia della Vera Croce, oggi conservata nel Duomo Vecchio all’interno del Tesoro delle Sante Croci. L’interno del santuario fu completamente rifatto nel corso del Settecento e Ottocento.
La struttura originaria dell’edificio si colloca però attorno all’VIII-IX secolo, quando era presente la primitiva cappella. Durante il XII secolo l’edificio fu distrutto da un incendio e si procedette quindi alla costruzione del santuario ancora oggi presente. Esternamente, il santuario si compone di un corpo cilindrico in pietra sormontato da un particolare tetto a tronco di cono in cotto con celletta campanaria, a sua volta coronata da un tetto conico. Nella cella si aprono quattro bifore con archi a tutto sesto. L’intero edificio si presenta estremamente compresso fra edifici residenziali medievali a est e nord, la Porta Bruciata a sud e l’ultimo frammento delle mura trecentesche a ovest, tanto da risultare visibile solamente dal vicoletto che portava all’antico accesso. L’ingresso attuale si trova sotto Porta Bruciata.
L’edificio, dedicato alla santa dei “casi impossibili”, venne sottoposto ad un progetto di restauro una quindicina di anni fa, poi dall’originale intervento esterno si è passati ad un restyling anche interno che ha interessato  la volta affrescata che ha svelato dipinti sconosciuti e coperti da altri strati di decorazioni.
In particolare nella cupola affrescata, i cui lavori hanno fatto raddoppiare il preventivo di spesa (da 100mila a 200mila euro il costo complessivo dell’intervento realizzato) è stato pulito l’affresco che la ricopre, raffigurante una finta prospettiva e una finta balconata con motivi ornamentali.
L’opera risalirebbe al XVIII secolo e sarebbe attribuibile al cremasco Antonio Mazza (che lavorò anche a palazzo Calini e nelle chiese di Sant’Afra a Sant’Eufemia e in San Faustino) e al bresciano Francesco Savanni, già decoratore di palazzo Mazzucchelli a Ciliverghe.
Lunedì 12 settembre, alle 16,30 è fissata la prima Santa Messa del dopo-restauri, mentre i fedeli potranno accedere alla chiesa già a partire da sabato 10: dalle 9 alle 17 viene  esposta la reliquia della Croce di Cristo in occasione della festa dell’Esaltazione delle Sante croci.

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