Imprese bresciane, investimenti in crescita nel 2021

Nell'analisi della Camera di Commercio Brescia e di Unioncamere Lombardia emerge che l’industria è il settore che presenta una percentuale particolarmente rilevante di imprese che realizzano investimenti.

Brescia. La Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con Unioncamere Lombardia, ha svolto un’indagine sulle imprese della provincia nei settori Industria (imprese con almeno 10 addetti), Artigianato manifatturiero (almeno 3 addetti), Commercio al dettaglio (almeno 3 addetti) e Servizi (almeno 3 addetti) per approfondire il tema legato agli investimenti realizzati nel 2021.
I risultati riportano per il 2021 una significativa ripresa della propensione ad investire delle imprese di quasi tutti i settori dopo il calo del 2020. Nel dettaglio l’industria si conferma il settore che presenta una percentuale particolarmente rilevante di imprese che realizzano investimenti.
“l 2021 ha fatto registrare, rispetto all’anno precedente,  una significativa ripresa della propensione agli investimenti da parte delle nostre imprese (in crescita in tutti i settori tranne quello dei servizi), pur rimanendo al di sotto dei valori del triennio  2017/2019″, commenta il presidente della Camera di Commercio, Roberto Saccone.

“Le imprese bresciane”, continua il numero uno della Cdc, “investono più della media regionale, a dimostrazione che il settore manifatturiero, in particolare, ha piena consapevolezza che il futuro è legato all’innovazione e a mezzi di produzione più performanti. Positiva è anche la ripresa degli investimenti nel settore commercio dove si stanno sempre più affermando i modelli di business legati ai nuovi stili di vita e di consumo (e-commerce su tutti)”.

Roberto Saccone presidente della Camera di Commercio

“Per il 2022, al momento dello svolgimento dell’indagine”, continua Saccone, “si prevedeva un ulteriore miglioramento della propensione agli investimenti, tale che ci avrebbe riportato in linea con i livelli storici del triennio 2017/2019.L’evoluzione dei più recenti accadimenti induce però a valutazioni decisamente più prudenti. La crisi energetica, l’aumento del costo del denaro, il perdurare della crisi degli approvvigionamenti lungo la supply chain, la guerra che sembra destinata a non finire a breve, il rallentamento di alcuni settori (ad aprile si sono registrati segnali negativi nelle costruzioni), sono tutti elementi che rischiano seriamente di compromettere quella che sembrava essere una ripresa ormai in atto. La difficoltà nell’accesso al credito, inoltre, rischia di porre un serio freno agli investimenti, soprattutto delle realtà più piccole che meno beneficeranno delle ricadute positive del Pnrr di cui, al momento, non hanno ancora piena percezione”.

Per i dati relativi al panel di imprese analizzate, nel 2021 la quota si attesta al 69,9%, un valore superiore alla media regionale sebbene ancora inferiore ai livelli pre-crisi.
Nell’artigianato manifatturiero la quota di imprese che ha realizzato investimenti si attesta al 27,1%, in leggero recupero rispetto al 2020 (26,3%) ma molto lontana dai livelli pre-pandemici.
Nel commercio il 31,6% delle imprese ha realizzato investimenti nel 2021, mentre nei servizi le imprese investitrici sono calate al 25,3%. Entrambi i comparti presentano un ampio gap rispetto ai livelli pre-Covid.
Il confronto con le medie regionali evidenzia una propensione a investire delle imprese bresciane artigiane, del commercio e dei servizi inferiore a quella riscontrata negli analoghi settori lombardi.

Le previsioni per il 2022 riportano un miglioramento della propensione ad investire: per l’industria la percentuale di imprese che intendono investire nel corso dell’anno si colloca al 72,2%, seguita dal commercio al dettaglio con il 37,7%. Anche i servizi e artigianato mostrano una crescita della propensione a investire per il 2022 (rispettivamente 33,9% e 32,5%).

Tra le motivazioni alla base degli investimenti effettuati nel 2021 emerge che il rinnovamento degli impianti e delle apparecchiature obsolete rimane l’obiettivo principale indicato dagli imprenditori di tutti i comparti seguita dalla necessità di aumentare la capacità produttiva. Nel commercio al dettaglio resta rilevante la necessità di avviare nuovi business o il potenziamento di quella esistente con nuovi strumenti (17,8%) a prosecuzione delle strategie messe in atto già nel 2020 con lo sviluppo del commercio elettronico e della consegna a domicilio per fare fronte alle nuove abitudini di acquisto indotte dalla pandemia.

Imprese moda

Considerando la ripartizione degli investimenti emerge che le imprese bresciane investono prevalentemente nei beni materiali, che rappresentano circa l’80% del valore complessivo in tutti i settori osservati, arrivando all’ 89,4% nell’artigianato.
Nel dettaglio, la quota più significativa di investimenti riguarda i macchinari, veicoli e impianti per tutti i comparti con percentuali più elevate per gli artigiani (74,5%) e per l’industria (69,7%). La seconda voce più rilevante è rappresentata dagli investimenti in fabbricati. Per il commercio riveste particolare importanza la quota di investimenti nelle attrezzature informatiche (13,2%). La quota dedicata agli investimenti immateriali assume particolare rilevanza nel terziario, in particolare nel commercio (23,7%) dove la quota degli investimenti in software (5,7%) è significativa.

Tra le imprese che non hanno realizzato investimenti nel 2021 emerge che la mancanza di una reale esigenza è la causa principale indicata dal 33,3% delle imprese artigiane e da oltre il 40% delle imprese del terziario. Le prospettive incerte di mercato quale freno importante agli investimenti è stato segnalato da oltre il 20% delle imprese artigiane e del terziario, mentre il 10% delle stesse ha programmato di effettuarli negli anni futuri. Per il 17,5% delle imprese artigiane la mancanza di risorse finanziarie rappresenta un limite importante. Più propositive le imprese industriali che programmano di investire negli anni successivi (33,8%) ritenendo nel 27,3% dei casi di non avere esigenze attuali (27,3%) ma di avere investito negli anni precedenti (18,2%).

Una delle novità più attese sul piano economico per i prossimi anni è rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che dovrebbe costituire un’opportunità di crescita per gli investimenti in primo luogo pubblici, ma con possibili riflessi positivi anche su quelli privati.
L’indagine ha approfondito circa le attese che hanno le imprese sui possibili effetti del Pnrr nel proprio settore di attività. Il 37,3% delle imprese industriali ritiene che gli effetti saranno positivi o molto positivi sulla domanda, mentre un ampio 25% non riesce a valutare le conseguenze a questo si aggiunge una quota del 17,3% che non attende alcun impatto sulle attività del proprio settore.

Negli altri settori le imprese che valutano positivamente le conseguenze del Pnrr sono invece in minoranza (29,8% nei servizi, 18,5% nell’artigianato, 16,9% nel commercio al dettaglio) poiché prevale un senso di incertezza su questo strumento: circa quattro imprese artigiane e del commercio al dettaglio su dieci non riescono a valutare se determinerà conseguenze sul proprio settore. La quota di quante pensano che non avrà alcun tipo di impatto va dal 20% dei servizi al 25,2% dell’artigianato.

 

 

 

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