Indagine Cna: imprese rosa cresciute durante la crisi, “ma parità di genere lontana”

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(red.) L’imprenditoria femminile è una realtà di grande valore per l’economia nazionale. Secondo i dati Unioncamere, oltre un quarto dei ruoli imprenditoriali italiani sono coperti da donne: per la precisione, 2,8 milioni in termini assoluti equivalenti al 26,8% del complesso di titolari, amministratori e soci d’impresa del nostro Paese.

Un’indagine CNA evidenzia quali sono i settori dove operano principalmente le donne imprenditrici. A prevalere nettamente sono i servizi, in particolare i servizi alla persona, un aggregato che comprende parrucchieri, centri estetici, tinto-lavanderie, nel quale il tasso di imprenditorialità femminile raggiunge il 52%. Dietro i servizi la presenza femminile è maggiormente rimarchevole nell’ordine in: turismo (35,9%), agricoltura (29,3%), commercio (27,2%) e, fanalino di coda, manifatturiero (16,9%). Non nell’intero comparto manifatturiero, però, il ruolo giocato dalle donne è residuale: la presenza femminile è sicuramente rilevante nell’abbigliamento (nel quale il 44,7% dei ruoli imprenditoriali è ricoperto da donne), nel tessile (32,6%) e nella pelletteria (30%). Beninteso, anche al di fuori della filiera dell’abbigliamento la presenza femminile si fa onore: è il caso del comparto alimentare (29,2%) e di gioielli e accessori (23,6%). Insomma, il Made in Italy si tinge di rosa proprio nelle sue produzioni universalmente riconosciute di alta qualità e di più incisiva attrazione nel mercato globale.

Sono 476 le imprese a conduzione “rosa” associate a CNA Brescia nel 2021, con una leggera flessione rispetto al 2020. Il ruolo delle donne ai più alti livelli decisionali è cresciuto nell’ultimo decennio, mentre le crisi di varia natura mordevano più forte l’Itali ma, allargando il raggio dell’azione analitica all’intero mercato del lavoro, si rileva che nel 2020 il tasso di occupazione femminile si attestava al 52,1%, quasi 20 punti in meno di quello maschile (71,8%). Oltre a risultare il secondo più basso dell’Unione europea (dietro la Grecia), dal 2019 al 2021 il tasso di occupazione femminile in Italia si è anche ulteriormente ridotto in maniera più marcata rispetto a quello maschile: -2% e -1,5%. Una penalizzazione che si spiega tanto con la contrazione di settori lavorativi a maggiore presenza femminile (dal turismo alla moda, dai servizi alla persona allo spettacolo) quanto con il maggior impegno casalingo richiesto alle donne nel periodo del confinamento e in genere della pandemia. Inoltre, non aiuta la differenza di retribuzione ancora diffusa: nel settore privato la retribuzione oraria dei dipendenti uomini supera quella delle donne di 7,2 punti percentuali.

I dati elaborati dalla nostra Confederazione fanno emergere indicazioni precise – commenta la Presidente di CNA Brescia, Eleonora Rigotti -. In primis, l’imprenditoria è un vero e proprio ascensore sociale, che permette alle donne di raggiungere una piena realizzazione personale e di ricoprire ruoli di responsabilità. Le donne imprenditrici dimostrano, inoltre, di essere più inclusive nei confronti delle lavoratrici dipendenti che, specie nelle imprese più piccole, vedono riconosciuti merito, impegno e qualità alla pari dei colleghi maschi. Ma vi è ancora una contropartita tra la maggiore libertà, offerta dalla scelta di essere imprenditrici, e le minori tutele rispetto a quelle garantite dal lavoro dipendente. È per questo che il percorso che porta alla piena parità di genere, e alla completa partecipazione delle donne al mercato del lavoro, non può dirsi ancora completato. Ci rivolgiamo al mondo della politica e alle istituzioni: per promuovere l’auto-imprenditorialità rosa sono necessari interventi ben calibrati; l’assegno unico universale per i figli a carico e le misure previste dal Pnrr sono un primo importante passo, ma bisogna ancora fare molta strada”.

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