Timken, avviata la procedura di licenziamento

La multinazionale viaggia spedita verso la chiusura del sito industriale bresciano. Ancora 75 giorni di trattative con i sindacati.

(red.) A nemmeno 24 ore dall’incontro con i sindacati e con i rappresentanti del territorio, avvenuto lunedì 23 agosto, nel corso della quale era stata ribadita la volontà di chiudere l’impianto produttivo, la Timken ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per i 105 dipendenti dello stabilimento di via Fiume Mella a Villa Carcina, nel bresciano.

“Tenuto conto delle costanti perdite finanziarie degli ultimi anni e considerato l’andamento negativo degli indicatori di bilancio registrati anche nel primo semestre 2021″, si legge in un comunicato della multinazionale, “non si intravvede alcuna possibile inversione di tendenza nel breve e medio termine, né comunque la concreta prospettiva di miglioramento”.

Speranza azzerata dunque per il 105 addetti del sito bresciano, i quali, dopo cinque settimane di mobilitazione e presidio, ora vedono più vicino il licenziamento.
Sorte che non toccherà, invece, ai 15 addetti delle attività commerciali nella sede di Milano, per i quali lo spettro della perdita del lavoro si allontana definitivamente.

A Villa Carcina i sindacati (la Fiom Cgil è incaricata di seguire la vertenza) affronteranno una trattativa che si annuncia in salita e, vista la ferma volontà della proprietà di chiudere, dall’esito che oramai pare, purtroppo, segnato.
Le sigle sindacali avranno 75 giorni di tempo per proporre un piano alternativo ai licenziamenti anche se, il comunicato dell’azienda di cuscinetti ribadisce che “non sussistono ad oggi i presupposti necessari per garantire la prosecuzione delle attività”.

timken prodotti

Non sarebbe nemmeno possibile, come viene sottolineato dall’azienda una sorta di turn over tra i  lavoratori bresciani e quelli di Milano perchè, viene spiegato,  il personale della sede meneghina “ha competenze tecnico-commerciali del tutto infungibili e comunque non presenti”  tra le maestranze di Villa Carcina.

L’azienda si è detta pronta a mitigare, in qualche modo, “gli effetti negativi” per i dipendenti bresciani, “attraverso possibili percorsi di politica attiva, che potranno essere posti in essere dalla Regione Lombardia, l’eventuale loro ricollocazione in altre imprese o attività” e , anche, a valutare la cassa integrazione con le sigle sindacali.

Timken Villa Carcina

Una proposta che, però, viene rigettata perchè, come ha spiegato il numero uno di Fiom Cgil Antonio Ghirardi sarebbe come “rassegnarsi alla chiusura”. Stigmatizzato anche il ricorso alla procedura di indennità per i dipendenti, strumento che, viene evidenziato dai sindacati, è destinato alle aziende in crisi e non per quelle che, come la Timken, vogliono delocalizzare la produzione.

 

 

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