“Fallo Secco”: le lavanderie di Confartigianato contro il Covid

(red.) La crisi sanitaria ha evidenziato l’importanza della corretta pulizia dei capi d’abbigliamento. La consapevolezza che la manutenzione e la pulizia dei capi giochino un ruolo strategico nel contenimento della diffusione dell’epidemia è stata confermata dalla decisione del Governo, fin dall’inizio della pandemia, di tenere aperte tutte le attività di pulitintolavanderia. Proprio per questa ragione, tali attività, nonostante l’importante calo di fatturato registrato dal settore (nel 2020, si stima a livello provinciale cali di fatturato più elevato per Milano -43 milioni di euro, seguita da Brescia, con 17 milioni di ricavi in meno) non sono rientrate nel Decreto Ristori.

 

Per sensibilizzare i cittadini ad affidarsi alla sicurezza del trattamento a secco dei propri capi, le lavanderie associate a Confartigianato hanno deciso di promuovere la campagna di comunicazione “Fallo secco”. Un nome emblematico che ben riassume quanto gli addetti del settore intendono promuovere. L’elevata efficacia dei trattamenti a cui vengono sottoposti i capi nelle tintorie tradizionali si avvicina molto alla sanificazione. Vari studi di laboratorio hanno confermato che il COVID-19 in quanto virus, è avvolto da uno strato lipidico sensibile all’etere, al cloroformio e ai solventi: considerato che la gran parte delle lavanderie tradizionali sono dotate di almeno una macchina da lavaggio che utilizza dell’idrocarburo clorurato, se ne deduce che l’azione di lavaggio con queste macchine rende inattivo il virus rendendo il lavaggio a secco e le lavanderie tradizionali, elementi significativi nella lotta alla diffusione del COVID-19.

 

La campagna avviata come Confartigianato Pulitintolavanderie, è nata proprio per sensibilizzare i cittadini ad affidarsi alla sicurezza del trattamento a secco dei capi e alla competenza dei professionisti del lavaggio che a Brescia, mostrano alta vocazione artigiana diffusa nel territorio: sono 261 le imprese artigiane registrate su 405, pari al 64,4 % del totale e rappresentano l’11,2% del totale lombardo.