Bene il 2019, ma nel 2020 calo del 12,7% per il fatturato dei gruppi bresciani

La ricerca Confindustria-Deloitte riguarda 80 gruppi industriali a vocazione manifatturiera. Insieme valgono 14,2 miliardi di fatturato e danno lavoro a 46mila addetti.

(red.) I gruppi industriali bresciani confermano, al termine del 2019, la loro ricca dotazione patrimoniale e il ricorso sempre più limitato a fonti di finanziamento esterne; per il 2020, invece, le prospettive in termini di volume d’affari e marginalità industriale lorda sono decisamente negative. Gli indicatori risentono, in particolare della pandemia da Covid-19, e si inseriscono in un contesto di generale flessione che aveva già caratterizzato lo scorso anno.

A evidenziarlo è lo studio condotto dal Centro Studi di Confindustria Brescia – in collaborazione con Deloitte – sui risultati al 2019, riguardante 80 gruppi industriali bresciani a vocazione manifatturiera, che insieme valgono 14,2 miliardi di fatturato e danno lavoro a 46mila addetti (in Italia e all’estero). La ricerca è stata presentata in un webinar tenuto nel pomeriggio di questo martedì, che ha visto gli interventi di Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Brescia, Elio Milantoni, Leader Corporate Finance Advisory di Deloitte Central Mediterranean e Financial Advisory Leader di Deloitte Private, Davide Fedreghini, Centro Studi Confindustria Brescia, e Marco Vulpiani, Equity Partner e Responsabile dell’Area Valution e Economic Advisory Deloitte.

Nel dettaglio, per quanto riguarda il 2019, tutti i principali indicatori reddituali e di sviluppo dei gruppi industriali bresciani hanno evidenziato una flessione, in modo coerente con il rallentamento sperimentato dall’economia globale. L’evoluzione dei ricavi complessivi (-0,6%) è la sintesi tra la discesa rilevata nel mercato domestico (-5,4%) e l’incremento di quello estero (+3,2%). Il MOL è sceso del 6,0%, mentre la sua incidenza sulle vendite si è attestata all’11,4% (12,0% nel 2018).

I bilanci 2019 hanno inoltre certificato la ricca dotazione patrimoniale di questi operatori, con un sempre più limitato ricorso a fonti di finanziamento esterne (indice di indipendenza finanziaria pari a 48,6%, +3,0% sul 2018).
Gli investimenti sono diminuiti a un ritmo più intenso rispetto a quello del fatturato (-4,6%): un’evoluzione figlia degli ingenti sforzi realizzati negli anni passati e della minor fiducia da parte degli imprenditori.

Il Coronavirus ha però sconvolto questo scenario: per il 2020 le prospettive in termini di volume d’affari e marginalità industriale lorda sono decisamente negative. Secondo quanto dichiarato da imprenditori, CFO e direttori amministrativi coinvolti nell’indagine condotta dal Centro Studi Confindustria Brescia fra settembre e ottobre, quest’anno il fatturato dei gruppi è previsto diminuire del 12,7%, mentre il MOL del 14,9%.

Va sottolineato che si tratta di valori “in divenire”, caratterizzati, tra l’altro, da un’elevata dispersione delle performance individuali, che riflettono le diverse capacità di fronteggiare l’attuale fase critica. Sempre in base a quanto dichiarato dai gruppi coinvolti nell’indagine, le prime valutazioni per il 2021 propendono per una crescita del fatturato e della redditività, ma comunque non sufficiente a recuperare quanto perso quest’anno.

Di fronte allo shock causato dal Covid-19, i gruppi bresciani stanno rispondendo con strategie volte in particolare all’ottimizzazione dei processi interni (76% dei gruppi rispondenti) e all’ampliamento della gamma produttiva (56%). Tutto ciò viene finanziato attraverso i canali più tradizionali, come il ricorso alle attività presenti in bilancio (59%) e, in misura minore, mediante nuovo debito bancario (41%).

“Siamo di fronte a un momento decisivo per l’economia bresciana, nazionale e mondiale – commenta Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Brescia –. I dati emersi dall’indagine del Centro Studi di Confindustria Brescia e Deloitte riferiti al 2019, per quanto appaiano lontani dopo la pandemia da Covid-19, mostrano come l’industria bresciana sia solida, in particolare a livello di patrimonializzazione. Di fronte alle sfide future, legate in particolare a digitalizzazione e sostenibilità, diventa allora fondamentale investire soprattutto nella formazione: le competenze, infatti, rappresentano il requisito fondamentale per traghettare l’intero sistema imprenditoriale bresciano verso gli ambiziosi obiettivi del 2030 e per immaginare nuovi modelli di sviluppo.”

“Anche in questo momento di grande difficoltà – aggiunge Elio Milantoni, Leader Corporate Finance Advisory di Deloitte Central Mediterranean e Financial Advisory Leader di Deloitte Private – il sistema industriale bresciano si mostra nella sua grande solidità. Una posizione privilegiata da cui si può ripartire avendo il coraggio di pensare ad una nuova gestione dei processi produttivi e industriali, anche grazie alle tecnologie digitali, a nuove forme di collaborazione tra e con operatori industriali e finanziari e ad un ripensamento dei sistemi di governance aziendale, strumenti utili per acquisire le competenze necessarie, espandere le eccellenze e favorire il balzo dimensionale di un sistema tra i più dinamici del nostro paese per competere al meglio con i propri peers internazionali”.

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