Export Russia, il vademecum della Cdc

La Camera di Commercio ha pubblicato le limitazioni applicate nell'interscambio commerciale dopo l'embargo applicato da Mosca contro Ue e Usa.

(red.) Come conseguenza della crisi Ucraina sono entrate in vigore limitazioni per l’esportazione e l’importazione di alcune tipologie di prodotti da e per la Federazione Russa.
La Camera di Commercio di Brescia, sul suo sito internet (www.bs.camcom.it), alla pagina Informazioni sull’export, ha pubblicato sia il testo della «Risoluzione n°778 del Governo della Federazione Russa» sia  il «Regolamento (UE) N. 833/2014», contenenti i dettagli delle limitazioni applicate.
A partire dal 7 agosto 2014, infatti, e per la durata di un anno, i prodotti alimentari, descritti in dettaglio nel documento, e originari di Stati Uniti, Stati membri del’ UE (come l’Italia), Canada, Australia e Norvegia non potranno essere importati nella Federazione Russa. Tale restrizione è stata disposta dal Governo della Federazione Russa con la Risoluzione n°778 del 7 agosto 2014 «che dà attuazione al decreto presidenziale del 6 agosto 2014 n°560 sull’applicazione di alcune misure economiche speciali per garantire la sicurezza della Federazione Russa». Tra i prodotti per cui occorre una “autorizzazione preventiva ” alla vendita, fornitura, trasferimento o esportazione nell’interscambio con la Russia, materiali “tipicamente” bresciani come tubi  per oleodotti e gasdotti, aste di perforazione utilizzate per l’estrazione di petrolio,  o del gas, prodotti laminati, utensili di perforazione o sondaggio dei terreni, pompe volumetriche.
Dal 1° settembre è entrata in vigore una ulteriore risoluzione per lo stop all’importazione di calzature, capi d’abbigliamento e pelletteria da Usa e Unione Europea, firmata l’11 agosto dal premier Medvedev. Per ora, spiega la Cdc bresciana, «la risoluzione del governo di Mosca parla solo di forniture di abbigliamento e tessile legate allo Stato e agli enti russi, comprese le Società sportive di Stato».
La Camera di Commercio suggerisce di «monitorare costantemente sia i mezzi di informazione che il sito del Ministero degli Affari Esteri per gli eventuali sviluppi della crisi e le ricadute che ne potrebbero derivare».

 

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