Alto Garda, il rilancio parte dal bosco

“La Fabbrica del bosco”, spinta e coordinata dal Gal, può diventare una fucina di nuove attività qualificate e "green". Tante le potenzialità poco sfruttate.

(red.) Tornare alla foresta per creare lavoro: questo l’obiettivo che anima la proposta “La Fabbrica del bosco”, un progetto proposto dal Gal GardaValsabbia, che coinvolge la Comunità Montane Parco Alto Garda Bresciano e la Comunità Montana di Valle Sabbia ed è, oggi, all’attenzione di una delegazione scozzese, ospite nel nostro territorio dal 20 al 22 ottobre per una visita di studio.
Il bosco è visto come luogo di produzione e “fabbrica” di un materiale naturale ed ecologico: il legno. Attualmente sul territorio del Gal GardaValsabbia, spiega una nota, operano solo nove imprese boschive iscritte all’Albo Regionale (3 in Alto Garda e 6 in Valle Sabbia), di cui la maggior parte sono ditte individuali. Decisamente insufficienti per coprire un’area forestale di circa 67.616 ettari.
“Le potenzialità occupazionali sono molto superiori”, spiega Laura Brugnolli, referente del progetto per il Gal GardaValsabbia. “Il Tavolo di lavoro che si è di recente costituito e vede il Gal come centro propulsore, si pone come primo obiettivo proprio lo sviluppo di nuove imprese boschive e il rafforzamento dei Consorzi forestali. Le imprese boschive sono sottodimensionate rispetto al carico di lavoro, ed esiste un vivo interesse sul territorio verso questa opportunità. Serve però professionalità e a questo proposito il Tavolo si farà portavoce di una sensibilizzazione per attivare percorsi di formazione dedicati. Abbiamo inoltre una proposta concreta: gli Enti potrebbero fare una ricognizione sulle proprietà disponibili al taglio, in particolare quelle di privati ad oggi lasciate in abbandono. Nella sola Valle Sabbia parliamo di 10.558 proprietà private. Questa attività di censimento e presa in carico potrebbe essere affidata a giovani dottori agronomi forestali creando così nuovi posti di lavoro “green””.
“I boschi italiani hanno storicamente rappresentato una tra le principali componenti economiche del nostro territorio”, commenta Andrea Crescini, Presidente Gal GardaValsabbia. “In particolare, vi era un intenso sfruttamento delle foreste dell’Alto Garda e della Valle Sabbia dovuto alla richiesta di combustibile da parte delle manifatture siderurgiche della Valle Sabbia,  zona di tradizionale lavorazione del ferro, e della Val Trompia e delle fabbriche di chiodi presenti sulla riviera (Gardone e Campione del Garda) e a Levrange, Casto, Ono e Malpaga. Dalla metà del secolo scorso la loro storica funzione produttiva si è però progressivamente ridotta, principalmente a causa della perdita degli usi civici e dello spopolamento delle aree rurali e montane, con il conseguente abbandono delle attività più intensive legate alla gestione del bosco”.
“Crediamo che la filiera bosco-legno oggi torni ad essere un’importante realtà produttiva e occupazionale con ampie possibilità di crescita e sviluppo futuri”, spiega Davide Pace, Presidente Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano e del Consorzio Forestale “Terra tra i Due Laghi”. “In questo settore, esistono notevolissime opportunità per la crescita e lo sviluppo socio-economico dei territori montani e rurali. Come Consorzio abbiamo in prospettiva, nel rispetto dei vincoli ambientali esistenti, di allargare la superficie in gestione, prevedendo di integrare le superfici di altri comuni e di privati e di realizzare un ciclo virtuoso legato alla produzione di energia tramite biomassa”.
Rispetto alla possibilità di incrementare la quota di energie rinnovabili derivanti dalla gestione del bosco, una fra le esperienze più avanzate sul territorio si registra in Valle Sabbia. “In seguito ad un bando promosso dal Gal nella scorsa programmazione (2007-2013), abbiamo attivato uno studio di fattibilità per la produzione di impianti di energia termica a biomassa”, dice Giovan Maria Flocchini, Presidente Comunità Montana di Valle Sabbia. “Il primo ad andare a regime sarà Vestone: con una produzione di 220 KW questo impianto potrà contribuire al fabbisogno energetico comunale da fonti non rinnovabili. Le industrie del legno riescono a sfruttare solo una parte del legname prodotto annualmente dai nostri boschi – quello di maggior pregio – mentre mancano sbocchi adeguati per tutto il materiale ricavato dagli interventi di manutenzione, tanto necessari quanto attualmente poco remunerativi”.

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