Edilizia, il settore in piazza contro la crisi

Nella mattina di lunedì 8 luglio a Piazza Affari si è svolta la manifestazione dell’Ance lombarda contro tasse e banche. E' la "Giornata della Vessazione".

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(red.) Il mattone è inchiodato a terra. Sembra non volerne sapere di riprendere a decollare. Appaiono sempre più lontani i tempi d’oro in cui le imprese lombarde fatturavano milioni e nuove zone residenziali spuntavano come funghi. Anche gli imprenditori, da un po’, hanno deciso di reagire occupando le piazze, metodo che tradizionalmente era riservato ai sindacati lavorativi. Era già successo il 13 febbraio scorso, con la Giornata della Collera, e si è ripetuto lunedì 8 luglio. Ad essere occupata fin dalle prime ore della mattina è stata Piazza Affari, a Milano, dove è stata simbolicamente rappresentata la rabbia dei costruttori contro quel mondo della finanza che da anni ha voltato loro le spalle.
Questa nuova iniziativa, promossa da 31 associazioni appartenenti all’Ance, che rappresentano tutte le diverse anime della filiera delle costruzioni (dallo sviluppo alla produzione di materiali e tecnologie per l’edilizia, dalla progettazione fino all’intermediazione immobiliare), mira a mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sullo stato di profonda crisi che continua ad affliggere questo settore e il suo enorme indotto. Questa volta l’hanno chiamata «Giornata delle Vessazioni», appunto per sottolineare i cattivi trattamenti, che secondo l’Ance, i costruttori edili ricevono sia dallo Stato che dagli istituti di credito. Tra le priorità dichiarate nel comunicato della manifestazione, per i costruttori edili lombardi riuniti in Piazza Affari, il nodo del ritardo dei pagamenti da parte delle stazioni appaltanti e l’allentamento della stretta creditizia, sia nei confronti delle imprese che delle famiglie. E la situazione è tutt’altro che rosea vista anche la contrazione di appalti pubblici, la difficoltà di reperire risorse e di effettuare investimenti.
Protagoniste di questa drammatica situazione anche le numerose imprese bresciane, che hanno sempre trainato l’economia locale. Secondo le rilevazioni della Cassa assistenziale paritetica edile (Cape) di Brescia, il comparto edilizio, nel 2012, ha perso 328 imprese in 12 mesi, passando da 3.990 aziende a 2.587. In contemporanea con la crisi del settore sono aumentate anche le ore di cassa integrazione utilizzate, passate dalle oltre 423mila del 2008 a 1,4 milioni di ore utilizzate da inizio anno. Al centro delle preoccupazioni degli edili, il tema della riduzione della pressione fiscale, con particolare riferimento al nodo dell’Imu sull’invenduto. Quello dell’edilizia è un malessere che si inserisce nella complessiva stagnazione di cui è vittima la stessa economia bresciana. Da gennaio sono 168  le ditte che hanno dichiarato fallimento, 29 in più rispetto allo stesso arco di tempo dello scorso anno. Ma ad essere coinvolti dalla crisi non sono solo gli imprenditori. I fallimenti sono soprattutto indice di una situazione lavorativa che nel bBresciano persiste ad essere critica, come dimostra il numero di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità nel settore metalmeccanico. I dati della Fiom lombarda parlano in maggio di 117 iscrizioni, mentre dall’inizio del 2013 il numero è cresciuto fino agli attuali 479 con un incremento del 19,2% sul corrispondente periodo del 2012. Peggio della Leonessa d’Italia fanno solo Milano  (1.151 licenziamenti) e Bergamo (727).

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