Agricoltura, piove sul bagnato: mais -30%

La Regione si sta attivando per chiedere lo stato di calamità naturale. Oltre ai danni dei raccolti, ci sono i contratti di fornitura privati e le difficoltà amministrative.

(red.) “Ho investito della questione la giunta regionale, dando comunicazione delle condizioni disastrose in cui versa l’agricoltura in Lombardia dal punto di vista climatico”. E’ quanto ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, a seguito del perdurare di condizioni climatiche avverse che stanno continuando a causare danni a semine e colture, annunciando che, a breve, proporrà al presidente la deliberazione per la proclamazione dello stato di crisi per l’agricoltura regionale.
Contestualmente l’assessore ha scritto al ministro per le Politiche agricole, chiedendo di attivare ogni iniziativa possibile, per alleviare la grave situazione, anche “con la sospensione del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri e dei lavoratori dipendenti, il differimento dei termini per gli adempimenti degli obblighi tributari, la sospensione delle rate e degli effetti del credito agrario per sei mesi e l’ottenimento del ristoro economico a valere sui fondi di solidarietà nazionali”.
Così come accaduto per le altre Regioni che hanno effettuato le stesse segnalazioni, l’assessore regionale all’Agricoltura chiede al ministro un intervento nei confronti degli organi comunitari competenti, affinchè gli eventi causati dal maltempo “siano riconosciuti come riconducibili a ‘forza maggiore’ e circostanze eccezionali”, come previsto dal regolamento comunitario n.73 del 2009, per consentire l’attivazione delle procedure che permettano ai produttori di mantenere il diritto agli aiuti.
Le precipitazioni piovose particolarmente abbondanti hanno raggiunto un totale quasi pari a quello di un intero anno solare, più che raddoppiando quanto si attendeva secondo le serie storiche del periodo. Piogge, temperature basse e violente grandinate hanno impedito la preparazione dei terreni per la semina. In particolare, per il mais, coltura tipicamente lombarda, sono attese perdite nella produzione finale non inferiori al 30%.
Ai danni di una mancata produzione si sommano quelli derivanti da contratti di fornitura privati già sottoscritti dalle imprese agricole, senza trascurare le difficoltà amministrative pendenti nella presentazione delle domande per ottenere i contributi Pac (normalmente, il 15 maggio è la data da rispettare per l’indicazione delle colture già seminate, in funzione dei premi da “domanda unica” per ettaro). La mancata semina, per l’assenza di condizioni naturali minime per realizzarla, determina, infatti, “ostacoli amministrativi – si legge nella lettera indirizzata al Governo – rispetto ai quali sono prevedibili, per esperienza precedente, prossime e notevoli difficolt? con la Commissione europea”.

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