Manifatturiero, brusca contrazione dell’attività

Nel secondo trimestre 2012, secondo Aib, la produzione delle imprese bresciane ha registrato una significativa flessione. E le previsioni non sono buone.

(red.) Nel secondo trimestre del 2012 l’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane ha registrato una significativa flessione, dopo il modesto incremento evidenziato nei primi tre mesi.
L’industria locale, come rivela l’indagine congiunturale di Associazione industriale bresciana (che si allinea con le valutazioni della Camera di Commercio di Brescia sull’andamento delle imprese), ha fortemente risentito della  debolezza della domanda interna, del peggioramento del quadro macroeconomico europeo e del rallentamento degli ordini provenienti dai mercati extra UE, che avevano rappresentato il principale sostegno al “made in Brescia” negli ultimi mesi.
Nel dettaglio, la produzione industriale bresciana evidenzia un calo  dell’1,9% rispetto al primo trimestre e del  7,3 % nei confronti del secondo trimestre del 2011. Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2012, è pari a meno 4,0 %.
La distanza dal picco di attività pre-crisi del primo trimestre 2008 sale a -26,1 per cento, mentre il recupero dai minimi della recessione (estate 2009) si riduce a +3,4 per cento.
Le previsioni a breve propendono per una nuova contrazione della produzione, dell’occupazione e della domanda proveniente sia dal mercato interno che europeo. Relativamente meno pessimistiche, ma comunque moderatamente negative, le aspettative riferite agli ordini dai Paesi extracomunitari, conseguenza del deterioramento del quadro esterno e degli effetti delle misure restrittive adottate per evitarne il surriscaldamento nella prima metà dello scorso anno.
“L’andamento del manifatturiero locale”, si legge nell’analisi congiunturale di Aib (condotta su un panel di 250 aziende affiliate) sarà fortemente condizionato dagli eventi legati al contesto nazionale e internazionale, su cui pesano gli sviluppi della crisi del debito sovrano in Europa e i perduranti timori circa il futuro assetto dell’Unione monetaria, con le evidenti ricadute sulla disponibilità di credito, sulla fiducia di famiglie e imprese, oltreché sulle esportazioni nell’eurozona”.
L’attività produttiva è diminuita nei settori: meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (-3,9%), carta e stampa (-2,9%), legno e mobili in legno (-2,2%), tessile (-2,1%), chimico, gomma  e plastica (-1,9%), abbigliamento (-1,7%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (-0,9%), calzaturiero (-0,6%), agroalimentare e caseario (-0,1%). È invece aumentata nei comparti: maglie e calze (+1,1%), materiali da costruzione ed estrattive (+2,0%), metallurgico e siderurgico (+2,1%).
Le vendite sul mercato italiano sono diminuite per il 36% delle imprese, aumentate per il 24% e rimaste invariate per il 40%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono diminuite per il 30% degli operatori, aumentate per il 17% e rimaste stabili per il 53%; quelle verso i Paesi extra UE sono calate per il 23%, cresciute per il 21% e rimaste invariate per il 56% del campione.
Il costo del lavoro è cresciuto per il 6% delle aziende ed è rimasto invariato per il 92%. Gli investimenti effettuati nel trimestre sono aumentati per il 19% delle imprese e rimasti costanti per il 68%.
Le prospettive per i prossimi mesi sono ancora negative: l’attività produttiva è infatti prevista in diminuzione dal 29% delle imprese, stabile dal 58% e in aumento soltanto dal 13%. Le aspettative sono pessimistiche nei comparti: abbigliamento, calzaturiero, chimico, gomma e plastica, legno e mobili in legno, maglie e calze, materiali da costruzione ed estrattive, metallurgico e siderurgico, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto, tessile; sono più ottimistiche per gli operatori dei settori agroalimentare e caseario, carta e stampa, meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche. Con riferimento alle classi dimensionali, si segnalano flessioni generalizzate, particolarmente evidenti per le imprese di maggiori dimensioni, mentre segnali positivi provengono da quelle grandi.

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