Oto Melara, “ultimatum” ai lavoratori

In una lettera ai dipendenti l'amministratore delegato Iardella chiede di assumere una risoluzione. Venerdì vertice istituzionale in Loggia, lunedì al Pirellone.

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(red.) Nuova pagina per la situazione della Oto Melara (ex Breda Meccanica) di Brescia.
In una lettera scritta i dipendenti dell’azienda, l’amministratore delegato Carlo Alberto Iardella ha lanciato una sorta di ultimatum: o si accetta il piano industriale o le conseguenze potrebbero essere anche quelle di un addio a Brescia.
“Non posso più mettere a rischio l’immagine di Oto Melara sul mercato”, scrive Iardella, “i clienti non distinguono fra i prodotti di Spezia e di Brescia”.
“Come potete capire”, prosegue la missiva, “è arrivato il momento delle decisioni, il vostro futuro è più che mai nelle vostre mani”, scrive l’ad.
L’azienda punta alla ricerca “dell’eccellenza e della competitività” obiettivi che, prosegue la nota dell’amministratore delegato, l’azienda persegue e che desidera trovare insieme agli stessi lavoratori.
Iardella invita i circa 150 lavoratori ad assumere rapidamente una decisione.
Nel 2008 a Palazzo Loggia, Finmeccanica (proprietaria di Oto) e i sindacati Fim e Fiom di Brescia, unitamente alle Rsu, avevano siglato un accordo definito dall’allora sindaco Paolo Corsini “di particolare portata e potenzialità per il territorio e il tessuto industriale bresciano”.
Secondo il protocollo, infatti, lo stabilimento della nostra città, con sede in via Lunga, era stato scelto per sviluppare, “con l’apporto di capacità imprenditoriali bresciane, una nuova iniziativa industriale ad alta tecnologia, dedicata al settore aeronautico”.
Era prevista un’occupazione di oltre 200 dipendenti con investimenti dell’ordine dei 50 milioni di euro.
Accordo su cui fanno leva ancora oggi le sigle sindacali.
Tuttavia la strada che era stata tracciata, viene spiegato, risulta ora impraticabile, ma l’azienda ha presentato un nuovo piano che prevede l’esternalizzazione, senza spostamento della sede di lavoro, della logistica di magazzino alla società Fata di Finmeccanica; l’uso della mobilità volontaria su 40 addetti e l’assunzione di 10-20 giovani; la cessazione delle lavorazioni meccaniche non competitive, con il trasferimento del personale ai montaggi.
Non sono previsti né licenziamenti né cassa integrazione né chiusure del sito bresciano anche se, come scrive Iardella nella lettera “la società è disponibile a un incontro risolutivo, ma solo se saranno revocati gli scioperi e il blocco delle merci”.
È stupefacente”, sottolinea Iardella, “che questa differenza oggettivamente positiva e la ribadita volontà della società di voler risolvere i problemi di redditività, con cambi strutturali e di mix, si sia trasformata in fonte di dubbi e preoccupazioni sul futuro dell´insediamento di Brescia e con la lettura di un esplicito segno di volontà di chiudere il sito”.
Questo mercoledì, in Aib, è previsto un incontro tra i sindacati e i vertici dell’azienda che segue quello avuto in Loggia lunedì sera.
La Lega Nord ha dato il suo ai lavoratori del sito di via Lunga e il 31 ottobre, al Pirellone, è fissato un incontro dei rappresentanti sindacali con la commissione Attività produttive.

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