Gli 80 anni della Centrale del Latte di Brescia

Bartolozzi: "Il legame al territorio rimane, i mercati crescono". Dusina: "Martinazzoli non vendette a Tanzi". Rolfi: "Gioiello a cui non rinunceremo".

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(red.) Il 30 ottobre del 1931 è nata la Centrale del Latte di Brescia. Oggi, ovvero 80 anni dopo la sua fondazione, l’azienda lattiero-casearia di via Lamarmora ha deciso di festeggiare la ricorrenza con una serie di iniziative legate al marchio e alla qualità dei suoi prodotti.
“Abbiamo trovato un articolo del Popolo di Brescia, datato 31 ottobre 1931″, ha spiegato il direttore generale della Centrale, Andrea Bartolozzi, “in cui il Podestà disponeva che dal 31 ottobre in città sarebbe stato venduto solo il latte pastorizzato dalla nostra centrale. E’ dal 1931 che l’azienda distribuisce i suoi prodotti. Nemmeno in epoca bellica è stata interrotta la produzione. Ora”, ha aggiunto il dirigente, “grazie a una serie di scelte coraggiose Centrale del Latte di Brescia è diventata una realtà di riferimento nel mondo lattiero-caseario e si confronta con le principali aziende del settore. Il fulcro della produzione rimane bresciano, mentre abbiamo avuto nuovi sbocchi a livello nazionale e anche all’estero, dove ormai già da un po’ di tempo vengono venduti i nostri prodotti”.
Per festeggiare la strada fatta fino ad oggi è stata realizzata un’etichetta celebrativa con una leonessa, “e rappresenta”, ha concluso Bartolozzi, “la promessa che facciamo ai cittadini, cioè quella di mantenere la brescianità e il legame con il territorio in tutte le scelte aziendali che prenderemo in futuro”.
“Con l’amministrazione, che detiene più del 96% del capitale abbiamo un rapporto schietto e trasparente”, ha ricordato il presidente Franco Dusina, “sia il sindaco Paroli, sia il vicesindaco Rolfi hanno dato sempre risposte positive per il bene dell’azienda. Ora siamo pronti ad andare avanti per altri 80 anni, nonostante le difficoltà del periodo anche se, nonostante tutto, noi ce la stiamo cavando egregiamente”.
Dusina ha voluto ricordare un aneddoto legato a Mino Martinazzoli, quando guidava la città: “Martinazzoli incontrò Callisto Tanzi nel 1996. Il patron di Parmalat voleva la Centrale del Latte di Brescia e aveva messo sul piatto circa 20 miliardi di vecchie lire. Il sindaco, però, gli rispose che non era interessato a vendere, poichè sapeva la fine che la nostra azienda avrebbe fatto. E’ stata una scelta coraggiosa e lungimirante. Ora speriamo che il pubblico continui a guidare la società anche in futuro”.
“La storia della Centrale è in parte anche la storia della città”, ha detto il vicesindaco Fabio Rolfi. “Da anni la centrale porta avanti tre principi: tradizione, territorio e innovazione, senza trascurare, inoltre, una ricaduta sociale degli utili. Dobbiamo continuare a difendere la produzione locale, ma anche puntare su qualità e sicurezza”. Sulla partecipazione pubblica Rolfi è stato chiaro: “E’ stato un modello vincente per l’azienda ed è proprio per questo che noi difenderemo tutto questo, nonostante l’evoluzione della normativa nazionale, che sembra voglia penalizzare i comuni virtuosi, obbligandoli a vendere i gioielli di famiglia”.

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