Brescia e la sua “Chinatown”

In città e provincia le imprese cinesi iscritte alla Camera di Commercio sono 392. Tra le attività predilette il commercio e la ristorazione. Molti anche gli italiani che migrano in Cina.

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(red.) La forza dei cinesi è la solidarietà. Non è da intendersi nella sua sfumatura razzista il commento che ritrae il popolo di Confucio come un grande formicaio umano.
Anche a Brescia sono sempre di più le attività “con gli occhi a mandorla”. Tra loro sono quasi 400 gli esercenti registrati regolarmente alla Camera di Commercio. Le attività preferite sono ancora i capisaldi della tradizione orientale: ristorazione e commercio. A differenza di altre città, come Milano, non ci sono vie o quartieri ad esclusiva presenza asiatica. Nel centro sono solo via S. Faustino e corso Martiri della Libertà a registrare una certa presenza di cinesi.
A dare forza a queste imprese è proprio la solidarietà che li contraddistingue. Difficilmente i cinesi si rivolgono a banche e per trovare dei finanziamenti preferiscono rivolgersi ai numerosi famigliari, parenti amici, tessendo una fitta rete di microcredito. Ma spesso è anche l’unica scelta possibile per una comunità che non sempre riceve la fiducia dei bresciani.
A dipanare le ombre spesso ingiustificate ci pensano i notai bresciani in un’ intervista a Il Giornale di Brescia . «Hanno una cultura molto diversa dalla nostra e abitudini lontane, ma sono molto seri e puntuali nei pagamenti», dice il notaio Fabrizio Santosuosso al cronista del quotidiano cittadino. «Molti gettano discredito sugli imprenditori cinesi – continua Chiara Zichichi, notaio esperto di relazioni asiatiche – ma vi assicuro che sacrificano loro stessi per il lavoro e le valigette di contanti sono solo una leggenda».
Del resto esiste anche il rovescio della medaglia. Sono sempre di più infatti gli italiani che fanno le valigie e partono per l’estremo Oriente, in direzione di Pechino e di Shanghai. I dati dell’anagrafe degli italiani all’estero parlano di un incremento di quasi mille unità nell’ultimo anno. Certo siamo molto lontani dalle cifre dei cinesi, ma è pur vero che gli italiani sono anche molti di meno.

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