Omicidio di Prevalle, Bresciani in aula il 25 marzo

Chiuse le indagini, si apre il processo a carico del 53enne accusato della morte di Jessica Mantovani, 37 anni, trovata morta il 12 giugno 2019 nella centrale idroelettrica del paese valsabbino.

(red.) Le imputazioni a suo carico sono pesantissime: omicidio volontario, occultamento di cadavere e sfruttamento della prostituzione.
Sono le ipotesi di reato dalla Procura di Brescia nei confronti del 53enne Giancarlo Bresciani, rinviato a giudizio per morte di Jessica Mantovani, la 37enne trovata senza nel giugno del 2019, nella centrale idroelettrica di Prevalle. Bresciani comparirà in aula il prossimo 25 marzo.

Jessica, il 12 giugno di due anni fa, venne ospitata a casa di Bresciani dove trascorse la serata assumendo sostanze stupefacenti in compagnia dell’uomo e di altre persone, uscite dall’inchiesta.
Quando il padre, che l’aveva accompagnata a Prevalle a casa del 53enne, chiamò Bresciani per andare a riprendere la figlia, l’uomo gli disse che se ne era già andata. Il corpo senza vita di Jessica venne ritrovato il giorno dopo nel cassone della centrale idroelettrica del paese valsabbino.

Nell’abitazione di Bresciani venne rinvenuto del sangue della 37enne. Bresciani si è sempre dichiarato estraneo alla morte della donna, ma la conclusione dell’indagine porta in una sola direzione: sarebbe lui il responsabile del decesso della Mantovani, sul cui cadavere vennero riscontrati i segni di un’aggressione.
La donna, secondo la Procura di Brescia, sarebbe stata presa a pugni e calci, così come emerso dall’esame autoptico effettuato dall’istituto di Medicina legale dell’ospedale Civile di Brescia, e poi gettata, ancora in vita, nell’acqua.
La Procura contestata anche al 53enne il reato di sfruttamento della prostituzione perchè avrebbe obbligato la donna, che presentava un ritardo cognitivo ed era tossicodipendente, a incontrare uomini a pagamento nella casa dello stesso Bresciani o, anche, nei pressi della centrale idroelettrica, intascando poi il denaro che veniva utilizzato per acquistare gli stupefacenti.
I familiari di Jessica hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura nei confronti di un secondo indagato, Marzo Zocca, le cui tracce, con un profilo misto al Dna della vittima, sono state trovate in casa di Bresciani. L’uomo non è stato rinviato a giudizio.

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