Soldi ai partiti, archiviato il caso Bonometti-Comi

Il presidente bresciano di Confindustria Lombardia era indagato per finanziamento illecito all'ex europarlamentare.

(red.) Archiviata la posizione del bresciano Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia indagato, nel maggio 2019, per finanziamento illecito all’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi, finita agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Mensa dei poveri”.

Per il gip di Milano la consulenza offerta da Bonometti alla Comi  è “di basso profilo scientifico” e il pagamento non è stato ritenuto un finanziamento illecito ad un esponente politico. Sotto la lente della Procura meneghina erano finiti i 31mila euro che l’imprenditore bresciano, attraverso Omr holding,  aveva pagato   per due studi legati poi ai possibili investimenti della società.

Studi compiuti dalla società Premium Consulting Srl di cui Lara Comi è amministratrice e socia. Una consulenza, quindi, da 31 mila euro e basata su una tesi di laurea del 2015 che è stata poi pubblicata online. Secondo i magistrati milanesi, quei 31 mila euro sarebbero stati una somma per finanziare la campagna elettorale della Comi alle europee.

Bonometti ha sempre negato gli addebiti affermando  di non aver “mai commesso alcun illecito” e di non voler “violare la giusta riservatezza dovuta alle questioni giudiziarie. L’unico elemento da sottolineare è il clima di piena collaborazione instaurato con i magistrati”.

Proprio il “basso profilo scientifico” degli studi commissionati alla holding della Comi aveva spinto  il gip Raffaella Mascarina ad iscrivere l’imprenditore bresciano nel registro degli indagati, ravvisando “la mancanza di un reale valore scientifico del contenuto delle consulenze, l’eccentricità della scelta imprenditoriale di un gruppo leader a livello europeo di commissionare consulenze, di così basso profilo scientifico”, aspetti che, secondo il giudice si profilavano come “forme di finanziamento elettorale illecito ad un candidato alle elezioni europee”.

L’archiviazione è arrivata a seguito delle indagini effettuate che hanno riscontrato come quei soldi siano rimasti  nel patrimonio della stessa società e non utilizzati poi dall’ex parlamentare europea a fini politici.

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