Dalla Nigeria a Brescia costretta a prostituirsi, chiesti 8 anni per “protettrice”

Minorenne al tempo dei fatti, nel 2015 e 2016, era riuscita a denunciare la donna che ora è alla sbarra.

(red.) Ieri, giovedì 21 gennaio, in tribunale a Brescia si è svolta un’altra udienza per un processo che vede alla sbarra una donna nigeriana di 36 anni accusata di sfruttamento e induzione alla prostituzione. Secondo l’accusa, nel 2015 e 2016 quando la giovane vittima era minorenne, l’imputata con l’aiuto di una complice – non coinvolta in questo processo – avrebbe convinto la famiglia della connazionale a farsi affidare la giovane promettendole un futuro migliore.

Ma in realtà, all’arrivo in Italia, sarebbero poi scattate minacce, violenze e riti tribali di giuramento. Poi costretta a prostituirsi sulla provinciale Lenese. Per questi fatti sui quali la procura di Brescia ha indagato sono stati chiesti 8 anni di reclusione per chi sfruttava e 20 mila euro a favore della vittima.

Dalle indagini sarebbe anche emerso che la giovane vittima, chiedendo di essere liberata, avrebbe ricevuto la richiesta di dare alla sua “protettrice” 40 mila euro come accordati con la famiglia di origine. La ragazza, poi collocata in una struttura protetta, era riuscita a denunciare la 36enne. Ora per lei è in corso il processo, aggiornato al 15 aprile quando è prevista anche la sentenza.

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