Ex Stefana, vertici finiscono a processo per il fallimento

Sono accusati di fatture false milionarie, non aver versato i contributi dei dipendenti nel 2013 e non aver informato sulla propria insolvenza.

(red.) La procura di Brescia ha chiesto e ottenuto dal giudice il rinvio a giudizio dei vertici dell’ex acciaieria Stefana per una serie di capi di imputazione che riguardano soprattutto la posizione economica della vecchia fabbrica. Infatti, si va dall’insolvenza fraudolenta alle false informazioni sul concordato preventivo, omesso pagamento dei contributi previdenziali ai dipendenti e anche false fatture. La ex Stefana spa di Nave è in liquidazione dal 2017 dopo un passivo di 130 milioni di euro e ora si prepara ad andare a processo dal prossimo 19 maggio 2020.

Alla sbarra, come riporta Il Giorno, ci sono l’ex presidente Giacomo Ghidini, i consiglieri Pieralberto e Giampietro Ghidini, Quinto e Giulio Stefana, oltre a Diego e Matteo Gregorini e Annamaria Basile che tramite le proprie società avrebbero emesso fatture false per 2 milioni di euro a favore della Stefana su operazioni inesistenti e aiutandola a evadere il fisco. L’indagine, che ora sfocerà nel procedimento, era partita nel 2015 quando due aziende si sentivano truffate dalla condotta dell’ex acciaieria. Questa, nel 2014 aveva ottenuto beni per 1,6 milioni di euro dalle due aziende, ma alla fine dell’anno aveva chiesto il concordato preventivo.

E di conseguenza i creditori si erano dovuti accontentare di incassare il 10% di quanto chiedevano. Da quel momento si erano accesi i riflettori della Guardia di Finanza sull’ex Stefana scoprendo la situazione economica. Secondo l’accusa, i vertici non avrebbero informato sulla propria situazione di insolvenza e svalutando crediti commerciali e mettendo da parte delle risorse sul fondo rischi. Ma l’azienda non avrebbe nemmeno versato all’Inps e Inail nel 2013 i contributi previdenziali dei propri dipendenti.

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